Catania

Lunedì 25 Novembre 2024

Estorsioni a Catania, condanne per oltre 40 anni: i nomi

CATANIA. Condanne per complessivi 42 anni e 10 mesi di reclusione sono state emesse, al termine del rito abbreviato, dal gup di Catania nei confronti di otto persone ritenute vicine al clan Laudani, tra cui alcuni imprenditori, arrestate il 22 novembre dello scorso anno nei confronti di piccole imprese che avrebbero utilizzato affiliati alla mafia per il recupero di presunti crediti vantati con terzi. Le condanne, per diverse ipotesi di estorsione commesse ai danni di imprenditori ed aggravate dal metodo mafioso, sono state inflitte a Filippo Anastasi (5 anni ed otto mesi), Stellario Fileti (4 anni), Antonino Fosco (5 anni), Santo Laudani, (5 anni e sei mesi), Domenico Indelicato (3 anni e sei mesi), Giovanni Spina (3 anni e sei mesi), Gianluigi Partini (7 anni) e Omar Scaravilli (8 anni ed otto mesi). Il processo ha avuto origine da denunce presentate dalle vittime, una delle quali aveva subito una grave aggressione, violenze che talvolta erano commesse in luoghi pubblici a riprova del grave potere intimidatorio. Nel corso del processo si sono verificati tentativi di ritrattazione da parte di alcune vittime, che sarebbero state appositamente 'avvicinate' per indurle a ritrattare le proprie dichiarazioni o a ritirare le denunce, circostanza che ha corroborato gli elementi di prova in ordine alla sussistenza dell'aggravante del metodo mafioso. Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Laudani, già reggente dell'omonimo clan mafioso, e Carmelo Riso, già appartenente allo stesso sodalizio. Tra i reati condannati anche quello di lesioni aggravate ai danni del titolare di una trattoria che aveva contestato ad alcuni degli imputati che avevano prenotato un tavolo per pranzo di essersi presentati in notevole ritardo. Il Tribunale del riesame aveva poi confermato tutti i provvedimenti restrittivi ad eccezione di quello emesso a carico di Giovanni Spina. In sede di giudizio abbreviato il gup ha invece condannato tutti gli imputati, ritenendo responsabile a titolo di concorso nel delitto di estorsione anche il commerciante che ritenga di fare ricorso al metodo intimidatorio ed al contributo di terzi per ottenere il recupero con metodi illeciti di un credito vantato.

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