CATANIA. Un'altra 'tegolà giudiziaria su Antonino Pulvirenti. L'ex presidente del Calcio Catania, arrestato nei giorni scorsi e poi rimesso in libertà nell'ambito dell'inchiesta sulle partite 'truccatè della Serie B che avrebbero consentito alla sua squadra di raggiungere la salvezza, risulta ora indagato insieme ad altre 13 persone, sempre dai magistrati della Procura etnea, per bancarotta fraudolenta in relazione al dissesto della Wind jet, la compagnia aerea low cost ammessa alla procedura di concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro. Pulvirenti è indagato in qualità di presidente del CdA ed Ad della compagnia e dal 24 dicembre del 2009 presidente del CdA di Meridi Srl e amministratore unico di Finaria Spa, titolare del 99,22% delle azioni di Wind Jet Spa e del 97,36% delle quote di Meridi. La compagnia low cost sospese i voli per problemi finanziari il 12 agosto del 2012 lasciando a terra a terra migliaia di passeggeri e senza lavoro circa 500 dipendenti, che firmarono la cassa integrazione a tempo indeterminato. La compagnia presentò una richiesta di risarcimento danni per 162,5 milioni di euro nei confronti di Alitalia-Cai sulla fallita trattativa tra le due aziende. Il 19 ottobre del 2013 il concordato scongiurò il fallimento della compagnia ed ottenne il 92% di sì dai creditori che votarono un accordo che prevedeva la restituzione del 48% delle somme avanzate per i creditori privilegiati e il 5% agli altri. La Confconsumatori alla luce delle informazioni di garanzia sottolinea che «per le migliaia di passeggeri vittime del dissesto della compagnia si aprono una nuova speranza ed una nuova opportunità per avere risarcite le somme corrisposte per l'acquisto dei biglietti e dei carnet oltre che per i danni subiti in seguito a cancellazioni e ritardi». L'indagine sulla Wind Jet è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Catania. Le indagini hanno consentito di ricostruire le vicende societarie che hanno condotto all'aggravamento dello stato di dissesto della Wind Jet per oltre 160 milioni di euro «per effetto di operazioni dolose compiute a partire dal 2005». Da accertamenti bancari, acquisizioni documentali e rogatorie internazionali svolte in Lussemburgo, Francia e Regno Unito è emerso che la Wind Jet già dal 2005 aveva riportato ingenti perdite che non le consentivano più di operare sul mercato in mancanza di immissione di capitali, essendo insufficienti le ricapitalizzazioni effettuate. Le perdite sarebbero state occultate nel bilancio al 31 dicembre del 2005 con un'artificiosa operazione di valorizzazione del marchio WJ consistita nella cessione - e retrocessione dopo pochi anni - del marchio Wind Jet in favore della Meridi s.p.a. per 10 milioni di euro. Negli anni successivi le operazioni di fittizia sopravvalutazione di bilancio sarebbero proseguite e gli organi societari si sarebbero avvalsi del contributo di società estere che avrebbero predisposto perizie di stima «di comodo» del magazzino e di beni strumentali di Wind Jet rappresentando valori sovrastimati per oltre 40 milioni di euro. Secondo quanto emerso, la Wind jet avrebbe intrapreso la trattativa svolta con Alitalia nella prima metà del 2012 mentre versava in una grave condizione di dissesto occultata dalle fittizie sopravvalutazioni dei dati di bilancio.