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Omicidio di Biancavilla, parenti e amici increduli: "Non è il momento delle parole"

Increduli ed affranti sono seduti vicino al cancello di ingresso, parlano tra loro ma non con i cronisti

BIANCAVILLA. Una decina di parenti e amici di Alfio Longo ed Enza Ingrassia sono davanti alla villetta dove la notte scorsa due banditi hanno ucciso l'uomo durante una rapina.

Increduli ed affranti sono seduti vicino al cancello di ingresso, parlano tra loro ma non con i
cronisti: «Non è il momento delle parole, ma della sofferenza», dice uno di loro allontanando i giornalisti chiedendo loro di non insistere.

Sul posto sono attesi i carabinieri dei Ris di Messina per i rilievi. Sul'omicidio e sulla rapina ha aperto un'inchiesta la Procura di Catania.

"Non ci posso ancora credere, siamo sconvolti, una cosa incredibile». Così un cognato di Alfio Longo, commenta l'omicidio. «Ci hanno detto che c'è stata una rapina - aggiunge - e che lui ha reagito e gli hanno rotto la testa. Un atto terribile. Vogliamo sapere cosa è accaduto e chiediamo che sia fatta giustizia».

«È stata una scena orribile, la moglie ha chiesto aiuto e noi siamo entrati nella villetta e abbiamo visto il corpo sul letto: una scena indimenticabile». Così Giuseppe Amato, uno dei tre vicini che poco prima delle 5 di stamattina è entrato nella villetta di Alfio Longo allertato dalle urla della moglie della vittima. «Lei piangeva - aggiunge - e parlava di una rapina. Abbiamo chiamato il 112 e non abbiamo toccato nulla».

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