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"Usura ed estorsione con metodo mafioso", otto arresti a Catania

Gli arrestati facevano leva sulla propria influenza e persuasività derivante dalla contiguità alla cosca mafiosa Santapaola-Ercolano

CATANIA. La squadra mobile di Catania ha arrestato otto persone accusate di usura ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso, nei confronti di un tabaccaio di un paese dell'hinterland che, dopo essersi trovato in difficoltà per alcune rapine subite, si sarebbe rivolto agli usurai e sarebbe stato costretto a pagare da oltre 15 anni interessi che arrivavano al 120 per cento annuo. L'operazione, compiuta su delega della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo etneo, è stata denominata "Dirty money".

Gli arrestai sono Fabio Cantone, di 28 anni, Francesco Di Modica, di 33, Salvatore Maurizio Buzza, di 51, Carmelo Scuderi, di 54, Salvatore Tiralongo, di 40, arrestato a Pavia. Avdyl Cucka, di 40, e Angelo Provvidenti, di 72. Un provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere a Antonino Varisco, di

50.

Le indagini sono state avviate dopo la denuncia, nel 2014, della vittima, che era stata costretta a chiudere il negozio e ad allontanarsi dal paese, che si è rivolta ad una associazione antiracket. La vittima, ancora sotto il giogo degli strozzini, ha anche dovuto far ricorso a prestiti usurai per pagare quelli già contratti. Gli investigatori hanno accertato cinque distinti episodi di prestiti usurari. In tre episodi gli autori, facendo leva sulla propria influenza e persuasività derivante dalla contiguità alla cosca Santapaola - Ercolano, si sarebbero presentati alla vittima come intermediari, sollecitandola a pagare il debito residuo nei confronti degli usurai. Altri due tentativi di estorsione aggravata sono stati contestati a Buzza e Tiralongo, quest'ultimo genero di Piero Puglisi, di 57 anni, ritenuto appartenente al clan del Malpassotu, attualmente detenuto all'ergastolo. I due, per farsi restituire il capitale e gli interessi usurai, avrebbero minacciato la vittima alludendo alla riferibilità del credito usurario ad organizzazioni mafiose ed alle ritorsioni da parte degli esponenti dei clan in caso del mancato pagamento delle rate
scadute. Avrebbero poi costretto la vittima a versare circa 25 mila euro.

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