CATANIA. Luca Priolo è a «rischio suicidio», ha bisogno di assistenza e per questo va affidato a una comunità di recupero, come la Exodus di don Mazzi, che ha dato la disponibilità all'accoglienza del 24enne che il 6 ottobre scorso ha ucciso con 42 colpi di coltello la sua ex convivente, Giordana Di Stefano, di 20 anni, dalla quale aveva avuto una bambina di 4 anni. È la richiesta avanzata dai legali del giovane, gli avvocati Sergio Di Mariano e Gaetano Agosta, al Tribunale del riesame di Catania chiedendo l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip. La Procura, tramite il Pm Alessandro Sorrentino, ha dato parere negativo. La decisione è attesa per i prossimi giorni. Ai giudici del riesame i legali hanno depositato due consulenze, una psicologica e l'altra psichiatrica, che sottolineano che «Priolo è affetto da crisi di ansia e depressione, che possono portarlo al suicidio se si dovesse aggravare». Priolo, che ha confessato il delitto, dopo l'omicidio è fuggito riuscendo ad arrivare a Milano dove indagini dei carabinieri di Catania lo hanno individuato e fatto arrestare da loro colleghi alla stazione ferroviaria mentre stava per salire su un convoglio diretto in Svizzera. Il 24enne continua a «negare la premeditazione», ribadendo che il movente è da collegare a «un raptus del momento» dovuto alla «volontà di lei di non revocare la denuncia per stalking» nei suoi confronti, per la quale il giorno del delitto si teneva la prima udienza per la richiesta di rinvio a giudizio davanti al Gip di Catania.