CATANIA. "Per qualcuno sarà solo un pezzo di stoffa mentre per me ed i miei figli ha un grande significato. Quella divisa è stata indossata con l'onore che meritava: Filippo ha creduto in quei valori che la divisa esprime".
Così Marisa Grasso, vedova dell'ispettore capo Raciti, sulla consegna della giubba e del casco che suo marito indossava il 2 febbraio del 2007 quando fu ferito mortalmente durante gli scontri tra tifosi e durante il derby di calcio Catania-Palermo allo stadio Massimino. A consegnarli, in occasione della ricorrenza della morte, sono stati i colleghi del X Reparto Mobile insieme a quelli dei Reparti Mobile di Palermo e Reggio Calabria.
"E' come se avessi un appuntamento con lui - osserva Marisa Grass - perché dopo nove anni abbraccio ancora quella sua divisa che per tanti anni ho lavato, stirato ed appeso con tanto amore nell'armadio. Ho tanto desiderato riabbracciare la sua divisa e portarla a casa".
Il capo della segreteria del dipartimento della Pubblica Sicurezza, prefetto Vincenzo Panico, in rappresentanza del capo della Polizia, e il Questore Cardona hanno deposto una corona d'alloro al monumento dedicato a Raciti. Alla cerimonia hanno preso parte il direttore centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della polizia di Stato Roberto Sgalla, il sindaco Enzo Bianco e il Prefetto Maria Guia Federico. Una messa in suffragio è stata successivamente celebrata nella chiesa di San Nicolò l'Arena dal cappellano della Polizia di Stato. Al termine è stata svelata una lapide che l'Associazione nazionale Polizia di Stato ha voluto dedicare a Filippo Raciti, e che è stata apposta nel Sacrario dei Caduti.
Sono scaduti oggi, nel giorno del nono anniversario della morte dell'ispettore capo della polizia di Stato Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio del 2007 a Catania durante il derby col Palermo, i termini per presentare le richieste di prova nel procedimento civile instaurato dalla Presidenza del consiglio dei ministri e dal ministero dell'Interno nei confronti dei due ultras etnei, ritenuti colpevoli di omicidio preterintenzionale.
Dopo che la sentenza è divenuta definitiva l'avvocatura dello Stato ha avviato una richiesta di risarcimento danni di 305 mila euro nei confronti dell'allora minorenne Antonino Speziale e Daniele Micale, condannati, rispettivamente, a 8 e 11 anni di reclusione. Il loro legale, l'avvocato Giuseppe Lipera, ha chiesto al giudice Nicolò Crascì di ammettere le testimonianze di tutti coloro che assistito agli scontri e dei consulenti, compresi carabinieri del Ris di Parma, autori di relazioni sia sulla idoneità offensiva del sottolavello, ritenuta l''arma del delitto', sia sulla causa della morte dell'ispettore capo, poi promosso vice commissario. La prossima udienza per valutare l'ammissione delle prove è stata fissata l'8 marzo.
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