MASCALI. Un post non gradito su Facebook a commento di un messaggio di un amico: sarebbe stata la causa scatenante dell'aggressione subìta la sera del maggio del 2015 da un 17enne che è stato picchiato da un gruppo di bulli. I cinque aggressori, quattro maschi e una femmina, di età compresa tra i 17 e i 20 anni, tutti residenti a Mascali (Ct), sono stati identificati e denunciati da carabinieri della compagnia di Giarre per minacce e lesioni personali. Secondo l'accusa, sarebbero stati loro a bloccarlo mentre passeggiava, ignaro, nel centrale corso Italia a Riposto, nel Catanese, e poi trascinato in un vicolo dove lo hanno colpito con calci e pugni. Le indagini dei carabinieri della stazione di Riposto erano state avviate dopo la denuncia della vittima. Il giovane è stato soccorso e medicato nel pronto soccorso dell'ospedale di Acireale, dove è stato giudicato guaribile in sette giorni per «graffi alla regione frontale ed alla spalla sinistra, ecchimosi multiple al braccio ed alla mano destra nonchè all'arto inferiore destro; addome trattabile dolente all'ipocondrio destro con intenso dolore alla digitopressione delle regione scrotale». "La storia di bullismo che arriva dalla provincia di Catania evidenzia quanto il ruolo della Rete sia oggi centrale nella formazione dei giovani e quanto sia necessario monitorare con attenzione come i ragazzi si comportano sul web e in particolare sui social network". Lo afferma il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, sui cinque arresti eseguiti dai carabinieri a Riposto. "A scatenare, infatti, l'aggressione ai danni di un 17enne - aggiunge - sarebbe stato un post non gradito su Facebook a commento di un messaggio di un amico. I cinque aggressori sono stati identificati e denunciati in seguito alla denuncia della vittima. Quel ragazzo ha avuto coraggio ed e' arrivato a una prima vittoria: il suo coraggio va sostenuto. La denuncia, infatti, costituisce un elemento importante all'interno della strategia contro il bullismo e il cyberbullismo che deve essere articolata su più livelli, da quello repressivo a quello preventivo. E' importante che la presenza sulla Rete da parte dei nostri giovani sia monitorata dai genitori, che devono metterli al riparo da possibili minacce e devono educare i ragazzi al rispetto delle regole della convivenza civile: l'educazione - conclude il sottosegretario - è una risorsa strategica che va valorizzata".