CATANIA. Anche l’Ospedale Garibaldi potrebbe dover rispondere come responsabile civile dell’errore commesso in sala operatoria da due suoi chirurghi che nel 2013 hanno operato una paziente alla gamba sbagliata. Ieri a Catania prima udienza, davanti al Tribunale monocratico, del processo contro i medici Domenico Borrello e Pietro Barbaro, imputati per lesioni aggravate ai danni di Cristina Viola, giovane bracciante agricola di Pachino (Siracusa), che all’epoca dei fatti aveva 22 anni. “Abbiamo anticipato al giudice – spiega l’avvocato Dario Pastore, insieme al collega Massimo Gozzo legale della vittima – che citeremo in giudizio l’Ospedale Garibaldi come responsabile civile del reato che quindi dovrà rispondere in solido, ovvero con un risarcimento patrimoniale, del danno procurato alla paziente. Diverso il discorso per i due medici che, oltre a rispondere personalmente e col proprio patrimonio, dovranno confrontarsi in aula con le conseguenze di un reato di natura penale”. Nel corso dell’udienza di ieri – le cui decisioni sono rinviate al 12 ottobre prossimo – si è registrata anche la costituzione come parte civile di due associazioni di consumatori, il Codacons e la Prolegis. L’episodio in questione risale al 20 novembre 2013, quando Cristina Viola, operaia nelle serre di Pachino di ortaggi di Pachino entra in sala operatoria nell’ospedale Garibaldi per sottoporsi a un intervento di routine. Risvegliatasi dall’anestesia, però, Cristina Viola scopre drammaticamente che il ginocchio operato non è quello malato (il destro), ma quello sano (ovvero il sinistro). DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA L'EDIZIONE DI CATANIA DEL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE