CATANIA. Tre misure cautelare e il sequestro di beni per oltre 2,5 milioni sono stati eseguiti dalla guardia di finanza di Catania nell'ambito di un'inchiesta per bancarotta fraudolenta connessa al fallimento di Geo Ambiente Srl, società, in amministrazione straordinaria, dichiarata insolvente nel 2014 con un passivo di circa 40 milioni di euro.
Gli arrestati dalla guardia di finanza di Catania, diretta dal colonnello Roberto Manna, sono Giuseppe Guglielmino, 42 anni, formalmente sorvegliante del cantiere, ma indicato come amministratore di fatto della Geo Ambiente, società specializzata nella raccolta di rifiuti; sua moglie Catia Maria Caruso, di 34 anni, e suo nipote Biagio Caruso, di 25, formali amministratori dell'azienda. Questi ultimi due sono stati posti ai domiciliari. Sono indagati per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, per aver distratto e occultato beni e denaro dalle casse della società.
Il Gip ha anche disposto per il commercialista Santo Ranno la temporanea sospensione dall'esercizio della funzione di "attestatore", figura prevista dalla legge fallimentare perché, secondo l'accusa, avrebbe falsamente certificato, nell'ambito della procedura per accedere al concordato preventivo, l'ammontare dei debiti tributari della società. Eseguito dalle Fiamme gialle anche il sequestro preventivo, nei confronti dei tre principali indagati, di 2,6 milioni di euro, pari all'ammontare delle somme che, secondo la Procura di Catania, sarebbero state distratte.
Le indagini, avviate nel marzo 2014, con la dichiarazione da parte del Tribunale di Catania dello stato di insolvenza della società, oggi in amministrazione straordinaria, con debiti accertati per oltre 40 milioni di euro, di cui 31 nei confronti dell'Erario. Coordinate dal sostituto Fabio Regolo del gruppo per i "reati contro l'economia" della Procura Distrettuale di Catania, diretta da Carmelo Zuccaro, e svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania avrebbero appurato che la società - per effetto delle ingenti perdite accumulate - non avrebbe dovuto più operare già dal 2008. Secondo la Procura sono state numerose le operazioni effettuate a partire da quell'anno che, in base agli accertamenti svolti, hanno contribuito ad aggravare lo stato di dissesto della società.
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