CATANIA. Militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Catania, con il nucleo di Polizia tributaria, stanno eseguendo 12 arresti domiciliari, 7 provvedimenti di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il sequestro preventivo di somme di denaro per un totale di 4,5 milioni di euro. Ai destinatari delle misure, indagati dalla Procura distrettuale etnea che ha coordinato l'inchiesta, è contestata l'associazione a delinquere transnazionale finalizzata al contrabbando di prodotti petroliferi immessi nel mercato nazionale in evasione d'imposta. Tra i destinatari il provvedimento anche Carmelo Pavone, 67 anni, in passato, ricorda la nota della Gdf, già condannato per estorsione e per la sua partecipazione al clan Laudani. Secondo quanto ricostruito dalle indagini della Guardia di finanza di Catania il prodotto petrolifero «contrabbandato» proveniva da raffinerie di Germania, Polonia e Austria trasportato con camion telonati di società rumene e bulgare dove venivano nascosti contenitori in plastica da 1.000 litri ciascuno, che mettevano a rischio il materiale altamente infiammabile. Le indagini hanno consentito di ricostruire un «giro d'affari» annuo da un milione di litri di gasolio, con profitti in nero di svariate centinaia di migliaia di euro e imposte evase superiori al milione di euro. Gli indagati, per eludere i controlli su strada, utilizzavano falsa documentazione che attestava il trasporto di olio lubrificante anziché gasolio per autotrazione e indicava fittiziamente come località di destinazione finale Paesi esteri come Grecia, Malta e Cipro. Ma quella vera era Catania dove il carburante veniva ceduto a stazioni di servizio abusive e gestite in assenza di precauzioni antincendio e di rispetto delle norme di sicurezza. L'indagine del Nucleo di Polizia Tributaria delle Fiamme gialle di Catania, coordinate dalla Procura etnea, ha permesso di individuare tre gruppi tra loro collegati che si occupavano di tutte le fasi della filiera: dall'approvvigionamento, allo stoccaggio e alla distribuzione del gasolio ceduto nella provincia etnea ad autotrasportatori e privati a prezzi nettamente inferiori a quelli ufficiali (in media 30/40 centesimi di euro al litro in meno). Una prima associazione, secondo l'accusa, era capeggiata da Carmelo Pavone e da Mario Mauro di 66 anni, ritenuti i gestori di fatto di un autolavaggio e di aree di parcheggio, a Aci Sant'Antonio e Acireale, per stoccaggio e commercio del gasolio nel Catanese. Con loro agivano i figli di Pavone, Cosimo, 25 anni, e Camillo, 44, e Denis Susto, 39, Antonino Mario Chiantello, 49, Rosario Torrisi, 32, e Carmelo Scuderi, 59. Un secondo gruppo avrebbe al suo interno l'autotrasportatore Fabrizio Colapicchioni, di 39 anni, e gli amministratori di una società di autotrasporti di Roma, i fratelli Alessandro e Stefano Marchetti, di 51 e 47 anni. Secondo l'accusa, questo gruppo, grazie anche a società estere, era operativo in Gran Bretagna, Germania, Austria, Polonia, Malta, Grecia e Cipro. Una terza organizzazione, secondo l'accusa, era promossa da Santo Santonocito, di 52 anni, titolare di una itta di autotrasporti, che rappresentava per il gruppo catanese una secondaria fonte illegale di rifornimento: il gasolio da lui contrabbandato proveniva da depositi commerciali di gasolio per agricoltura della Sicilia sud orientale.