CATANIA. A distanza di due anni dall’omicidio di Maurizio Maccarrone, quarantatreenne di Adrano, impiegato all’interno di una struttura sanitaria di Biancavilla, gli uomini del commissariato adranita e della Squadra Mobile di Catania hanno fatto chiarezza su di un omicidio eseguito con modalità mafiose. Una lunga indagine che ha visto impegnati gli agenti diretti da Giancarlo Consoli, vicequestore aggiunto del commissariato di Adrano. «La modalità dell’omicidio è tipica dell’associazione mafiosa. Maccarrone, infatti, è stato ammazzato con un colpo di grazia alla testa. È chiaro che le indagini si sono svolte a 360 gradi, non è stata esclusa alcuna ipotesi». Qual è stata la svolta nelle indagini? «Grazie alla dichiarazioni di un collaborante di giustizia Gaetano Di Marco, affiliato al clan Scalisi di Adrano, abbiamo preso la direzione giusta, acquisendo una serie di elementi molto precisi concordanti sia con il movente dell’omicidio che per quanto riguarda l’identificazione del mandante e dell’esecutore. Stiamo cercando di identificare il conducente dello scooter che quella mattina trasportava Merlo, colui che materialmente ha sparato i 5 colpi di pistola. Magro è il mandante dell’omicidio. Accecato dalla gelosia avrebbe presunto che la vittima avesse una relazione con la donna con cui il mandante intrattenne un rapporto sentimentale per qualche mese. Nel momento dell’omicidio riteniamo che ancora fosse in corso la relazione sentimentale tra il mandante e quella donna». Perchè un delitto cosi efferato. È possibile che alla vittima venne lanciato alcun messaggio prima dell’esecuzione? «Non abbiamo alcuna certezza che Magro o chi per lui abbia inviato dei messaggi a Maccarrone per farlo desistere da questa presunta relazione. Noi riteniamo di sì, probabilmente la vittima non la tenne assolutamente in considerazione». DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA L'EDIZIONE DELLA SICILIA ORIENTALE DEL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE