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"Accentuava le malattie", resta in carcere il boss Galletta

CATANIA. Resta in carcere Maurizio Galletta, 51 anni, ritenuto elemento di primo piano del clan Santapaola-Ercolano, che stava scontando una pena all'ergastolo agli arresti domiciliari accentuando, secondo l'accusa, le sue patologie con l'appoggio di alcuni medici compiacenti che avrebbero ripetutamente certificato che le sue condizioni di salute erano tanto gravi da essere incompatibili con il regime carcerario.

Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Catania che ha rigettato la richiesta di annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Giuliana Sammartino, su richiesta del procuratore Carmelo Zuccaro e del sostituto Antonino Fanara, eseguita il 18 gennaio scorso dalla Dia, diretta da Renato Panvino. Galletta è accusato di concorso in falsità ideologica, truffa aggravata all'Inps, intestazione fittizia di beni e detenzione illegale di pistola.

Non è stato ancora fissato il ricorso presentato dalla Procura al Tribunale del riesame di Catania contro la decisione del Gip di rigettare le misure cautelari richieste nei confronti di otto medici, pubblici e privati, indagati nella stessa inchiesta. Per l'accusa sarebbero stati "compiacenti", mentre per il Giudice delle indagini preliminari erano vittime di Galletta che riusciva a "imbrogliarli" simulando o aggravando i sintomi delle patologie che gli hanno permesso di ottenere nel 2008 gli arresti domiciliari, concessi dal Tribunale di sorveglianza di Bologna che aveva ritenuto le sue «condizioni fisiche non conciliabili con il regime carcerario».

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