CATANIA. Catania è una città problematica, trasversalmente ricca di illegalità diffusa. Questo fa venire meno la percezione di sicurezza, anche se nell’ultimo anno obiettivamente i reati sono in calo». Ferdinando Buceti, dirigente della Divisione Anticrimine della Questura etnea, non ha certo intenzione di nascondere quel “podio” ormai stabilmente mantenuto da Catania per episodi di microcriminalità. Solo Milano e Napoli, nel rapporto tra numero di abitanti e denunce di reati, fanno peggio.
Il dirigente di Polizia, però, ricorda i numeri. «Nella statistica annuale, confrontando il 2016 con l’anno precedente, gli scippi sono diminuiti da 354 a 197, i borseggi da 468 a 359. E ancora i furti in abitazione da 503 a 410, quelli d’auto da 1614 a 1361. Si sono, inoltre, dimezzate le rapine alle Poste da 9 a 4 e quelle nelle banche sono scese da 13 a 8. Da 7 a 9, invece, i colpi nelle gioiellerie».
Sono diminuiti i reati, o piuttosto le denunce?
«È una domanda che mi sono posto anch’io. Possibile che qualcuno non denunci, che lo ritenga una perdita di tempo, se gli viene sottratto il borsello in cui aveva pochi soldi e niente documenti temendo proprio un furto. Spero che così non sia, anche se mi capita di raccogliere lamentele e scoraggiamento dei cittadini».
Quei «numeri» possono spiegarsi solo così?
«No. Nessuna piaggeria gratuita, ma i risultati sono stati conseguiti grazie a un cambiamento di approccio, più dinamico. Gli uffici territoriali, i commissariati sezionali, sono stati spogliati di competenze amministrative che sono state demandate all’Ufficio Pasi (Polizia amministrativa, sociale e dell’immigrazione), mentre misure di prevenzione e informative per le pene alternative sono state accentrate proprio all’Anticrimine».
Sul Giornale di Sicilia oggi in edicola la scheda "Vivere a Catania", con tutte le notizie e i dati sulla situazione nella provincia etnea.