CATANIA. Specializzati nelle estorsioni di attività commerciali, ma soprattutto all’interno del mercato ortofrutticolo. A chiedere il pizzo nel territorio di Adrano è la cosca del clan Scalisi, che questa mattina è stata disarticolata. La polizia, su delega della procura distrettuale antimafia di Catania, ha dato esecuzione a 39 di misure cautelari, nei confronti di persone ritenute responsabili dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell’associazione di tipo mafioso denominata clan Scalisi per agevolarne le attività illecite. Tra gli arrestati: Giuseppe Scarvaglieri, Pietro,Maccarrone, Alfredo Mannino, Vincenzo Biondi, Giuseppe Mannino, Claudio Zermo, Salvatore Severino, Pietro Severino, Salvatore Di Primo, Biagio Mannino, Alfredo Bulla, Alessio La Manna, Massimo Merlo, Roberto Alongi, Antonino Furnari, Agatino Leanza, Antonino Leanza, Carmelo Scafidi, Nicola Santangelo, Agatino Perno, Giuseppe Maccarrone, Pietro Castro, Vincenzo Valastro, Vincenzo Pellegriti, Salvatore Scafidi, Sebastiano Salicola, Giuseppe Sinatra, Angelo Bulla, Mauro Giuliano Salamone, Mauro GiulianoRaciti, Angelo Calamato, Giuseppe Pietro Lucifora, Alfio Lo Curlo, Maurizio Amendolia , Alfredo Penzone, Massimo Di Maria, Emanuel Bua. La cosca Scalisi è un’articolazione della famiglia mafiosa Laudani di Catania. Dalle indagini, che sono state supportate anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, sono emerse le dinamiche interne del clan. Il capo della famiglia mafiosa sarebbe Giuseppe Scarvaglieri. Mentre il braccio organizzativo sul territorio sarebbe composto da Giuseppe Mannino, Carmelo Scafidi, Pietro Severino, Pietro Maccarrone, Alfredo Mannino e Vincenzo Biondi. Scarvaglieri avrebbe continuato a mantenere la leadership del gruppo impartendo ordini e disposizioni, sebbene detenuto. Dalle intercettazione è emerso che Scarvaglieri avrebbe mantenuto la corrispondenza con Alfredo Mannino fornendo indicazioni e direttive sul sodalizio. Altra figura di spicco è Massimo Di Maria, esponente dell’articolazione operativa su Paternò della famiglia Laudani di Catania, in stretti rapporti con il gruppo adranita. Di Maria, Antonio Magro e Massimo Merlo sono accusati dell’omicidio di Maurizio Maccarrone, commesso ad Adrano la mattina del 14 novembre. Dalle intercettazioni è emerso che la famiglia Scalisi avrebbe sottoposto sistematicamente ad estorsione la gran parte delle attività commerciali. Tra le più redditizie ci sarebbe anche quella del mercato ortofrutticolo. Gli affiliati avrebbero chiesto ad ogni titolare di box di pagare una somma mensile, ma anche di versare un dazio per accedere, per scaricare la merce o acquistare all’ingrosso. In molti casi sono stati registrati incendi dolosi di beni di attività commerciali e aziende, per convincere le vittime a pagare il pizzo. Dalle indagini è emerso che è stata raggiunta un’intesa tra le due organizzazioni operanti ad Adrano. In particolare i clan degli Scalisi e quelli dei Santangelo-Taccuni si sarebbero spartiti equamente i proventi di alcune estorsioni, e sarebbero stati anche impegnati in altri comuni affari illeciti. Gli Scalisi si sarebbero anche occupati del traffico di sostanze stupefacenti e dello spaccio nel Comune di Adrano e dintorni.