Mafia e rifiuti a Catania: coinvolti imprenditori, funzionari e boss del clan Cappello: 16 arresti
CATANIA. Rifiuti e mafia. Un binomio vincente in provincia di Catania. E’ stato scoperto vasto e lucroso business legato alla gestione della raccolta di rifiuti solidi urbani dei Comuni di Acicatena e Misterbianco. Gli inquirenti della Dia di Catania hanno scoperto loschi affari tra la criminalità organizzata dei clan Laudani e Cappello, funzionari della Pa e imprese operanti nel settore della raccolta di rifiuti. La Dda etnea, diretta dal procuratore della repubblica Carmelo Zuccaro, ha portato a termine una indagine che ha portato all’arresto di 16 persone tra elementi di spicco dei clan Cappello e Laudani di Catania, imprenditori e funzionari amministrativi del Comune di Trecastagni, responsabili dei procedimenti di affidamento dei servizi di raccolta dei rifiuti. Sono scattate le manette per Gabriele Antonio Maria Astuto, responsabile dell’ufficio Tecnico del Comune di Trecastagni, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione; Rodolfo Briganti, attuale rappresentante legale della Senesi S.p.A., accusato di corruzione; Salvatore Carambia, accusato di associazione di tipo mafioso; Alfio Cutuli, giornalista accusato di corruzione; Pietro Garozzo accusato di associazione di tipo mafioso; Giuseppe Grasso accusato di associazione di tipo mafioso; Vincenzo Guglielmino amministratore della E.F. servizi ecologici S.r.l, imputato per associazione di tipo mafioso, turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione; Alessandro Mauceri accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione; Vincenzo Papaserio, accusato di associazione di tipo mafioso; Lucio Pappalardo accusato di associazione di tipo mafioso; Angelo Piana accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione; Fabio Santoro accusato di associazione di tipo mafioso; Luca Santoro accusato di associazione di tipo mafioso; Raffaele Scalia accusato di associazione di tipo mafioso; Davide Agatino Scuderi, accusato di associazione di tipo mafioso; Domenico Sgarlato all’epoca dei fatti dirigente dell’Ufficio Tecnico Lavori pubblici – Servizi ambientali e manutentivi del Comune di Trecastagni, accusato di turbata libertà di scelta del contraente aggravata e corruzione. L’attività investigativa, è scaturita da una mirata indagine avviata dalla Dia di Catania per accertare l’esistenza di legami tra la criminalità organizzata, funzionari della Pa e imprese operanti nel lucroso e redditizio settore della raccolta di rifiuti solidi urbani. In particolare, in seguito all’emissione nel 2015 di un provvedimento di interdittiva antimafia, decretato dalla Prefettura di Catania nei confronti della E.F. Servizi Ecologici S.r.l. di Misterbianco, l’autorità giudiziaria delegava la Dia di Catania a compiere accertamenti per verificare se la società stesse gestendo appalti pubblici nei comuni ricadenti nella giurisdizione. L’analisi della copiosa documentazione amministrativa acquisita, ha consentito di rilevare irregolarità formali nello svolgimento dei procedimenti amministrativi per l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nei comuni di Aci Catena e Misterbianco, ma anche di certificare i rapporti con la criminalità organizzata etnea da parte dell’amministratore unico della società E.F. Servizi Ecologici S.r.l., Vincenzo Guglielmino, vincitrice delle gare d’appalto. Dalle intercettazioni svolte, infatti, emerge chiaramente come Guglielmino si rapporta in modo paritario agli esponenti più rappresentativi dei clan mafiosi catanesi, in particolare appartenenti al clan Cappello e al clan Laudani, considerandoli al pari di qualunque altro interlocutore commerciale dal quale acquistare servizi. Le risultanze investigative hanno documentato che periodicamente Guglielmino ha erogato sostanziose somme di denaro in cambio, di protezione da eventuali danneggiamenti ai mezzi di esercizio della propria impresa perpetrati da clan rivali sul territorio, e anche per il sostegno, rafforzato dalle tipiche modalità mafiose di intimidazione e soggezione, per l’affermazione e il mantenimento del monopolio delle sue imprese sul territorio, come anche per l’ulteriore ampliamento dei propri affari e, di conseguenza, dei propri introiti attraverso l’aggiudicazione di nuovi appalti. Le approfondite indagini svolte dalla Dia hanno chiarito per gli accordi criminali per la gestione degli appalti relativi all’affidamento dei servizi di raccolta dei rifiuti, considerato florido settore di investimento criminale per tutti i clan mafiosi. In tale contesto si spiega, pertanto, quanto documentato nel corso delle investigazioni in merito all’appalto per l’aggiudicazione del servizio di raccolta dei rifiuti nel Comune di Acicatena, in particolare riguardo alla trattativa intavolata tra Salvo Salvatore Massimiliano (per il clan “Cappello”) e Lucio Pappalardo (rappresentante di vertice del clan “Laudani”), con il contributo Pietro Garozzo (per la cura degli aspetti amministrativi), per risolvere il conflitto sull’aggiudicazione del servizio. I tre membri dei clan sarebbero stati chiamati a dirimere la controversia di natura economica tra l’imprenditore Gugliemino e il sindaco pro tempore Ascenzio Maesano. E’ stato emesso un decreto di sequestro preventivo in via d’urgenza ai fini della confisca, che ha interessato società, immobili, terreni, automezzi e disponibilità finanziarie per un valore complessivo stimato di circa 30 milioni di euro. E’ stato disposto il sequestro dell’intero compendio aziendale delle società E.F. servizi ecologici S.r.l. e della Senesi S.p.A.