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Confisca da 500 mila euro definitiva per un esponente del clan di Bronte

Antonio Salvà Gagliolo

Decreto di confisca di beni irrevocabile per Antonio Salvà Gagliolo, di 38 anni, ritenuto elemento di spicco della criminalità Brontese. La Dia di Catania ha dato esecuzione ad un decreto di confisca emesso dal tribunale di Catania - sezione misure di prevenzione.

L’autorità giudiziaria procedente ha disposto la confisca definitiva dei beni, stimati in oltre 500 mila euro, già sottoposti a sequestro nel dicembre 2016 in esecuzione di un decreto emesso dal tribunale etneo, in sinergia con la procura distrettuale antimafia di Catania.

Tra i beni confiscati ci sono una società operante nel settore dei lavori di movimento terra, sbancamenti e demolizioni, terreni, quindici tra autoveicoli e mezzi pesanti, quattro tra conti correnti e depositi bancari rapporti finanziari, l’intero compendio aziendale di una impresa individuale operante nel settore del commercio di autoveicoli.

I beni erano stati posti sotto sequestro nel dicembre 2016 dal personale della stessa Dia, in esecuzione di un decreto di sequestro emesso dal tribunale etneo, su proposta del direttore della Dia, in sinergia con la procura distrettuale antimafia di Catania diretta dal Carmelo Zuccaro.

Antonio Salvà Gagliolo tra il 1989 e il 2015 è stato più volte arrestato per furto aggravato, danneggiamento, ricettazione, riciclaggio di automezzi con numero di telaio alterato, associazione per delinquere, truffa. Tutti reati che hanno avuto per oggetto automezzi pesanti e macchine industriali.

Le indagini avrebbero inoltre evidenziato che abbia mantenuto nel tempo una costante ed assidua frequentazione con pregiudicati di notevole spessore criminale ed anche, in vari casi, con soggetti indiziati di appartenere ad associazioni di tipo mafioso.

Il 18 dicembre 2015 è stato arresto da carabinieri, con altre persone, in una cava di Priolo per furto di materiale ferroso e in particolare dei frantoi utilizzati per la macina delle rocce, del peso di 50 tonnellate.

Suo fratello Daniele nel 2001 fu denunciato per concorso nel tentato omicidio del noto boss Francesco Montagno Bozzone, ritenuto a capo dell'omonimo clan mafioso operante nell'area di Bronte e collegato al più noto e pericoloso clan dei “Carcagusi” di Catania.

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