Si sarebbe rivolto al clan Ercolano per riavere dei crediti di un suo cliente. Così avrebbe costretto un suo debitore a pagarlo attraverso le minacce della mafia.
Gli esponenti del clan etneo Ercolano avrebbero agito da società di recupero crediti. Questa l'accusa contestata a Salvatore Sinatra, 54 anni, socio della Sicilsole che è agli arresti domiciliari, che, secondo la guardia di finanza, avrebbe fatto intervenire la cosca per esigere un credito di 20mila euro.
Il debitore, sarebbe stato costretto a fare subito un bonifico di duemila euro. I finanzieri di Catania hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal gip del tribunale etneo, nei confronti di quattro persone tre in carcere e una ai domiciliari. Sono tutti accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Dalle indagini è emerso che tre persone vicine al clan Ercolano avrebbero attuato il recupero forzato di crediti ad un’impresa con sede in Scordia, a favore dell’impresa “Sicilsole S.R.L.” con sede in Mazzarrone, operante nel settore dei trasporti.
Destinatari della misura cautelare in carcere sono tre esponenti di vertice della famiglia di cosa nostra catanese Santapaola-Ercolano: Aldo Ercolano, di 44 anni figlio del defunto Sebastiano e fratello di Mario, di 42 anni, Antonio Tomaselli, di 52 anni, reggente della famiglia Ercolano, Rocco Biancoviso, 51 anni , alter ego di Tomaselli nel territorio di Scordia, già colpito da misura cautelare personale in carcere nel novembre del 2017.
In particolare, è stato accertato che in più occasioni i tre con minacce consistite nel far valere la loro appartenenza a cosa nostra, minacciando il debitore che avrebbe subito danni all’azienda e che si sarebbero impadroniti dei macchinari se non avesse corrisposto direttamente a loro la somma di 20.000 euro relativa ad un residuo di credito.
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