Sono stati confiscati beni da 32 milioni di euro a William Alfonso Cerbo, di 36 anni, ritenuto vicino al clan Mazzei di Catania.
Cerbo, noto anche come Scarface, si trova agli arresti domiciliari ed è imputato per i reati di associazione mafiosa, estorsione, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta.
Il Tribunale etneo ha disposto la confisca di quote societarie di otto società commerciali con sede a Roma, Catania, Bergamo, Aprilia, Comiso, Palmanova, Buccinasco e Castelfranco Veneto e già in amministrazione giudiziaria in quanto sottoposte a sequestro nel luglio 2016 e 28 beni immobili in diverse regioni d’Italia: una villa su tre piani con annesso parco a Catania, due fabbricati commerciali a Ragusa, 24 appartamenti ad Anzio in provincia di Roma, un terreno di 15.000 metri quadri a Catania in località Paradiso degli Aranci. Tra gli immobili sottoposti a confisca, dunque, anche la villa di Cerbo che, per quanto emerso durante le indagini, il giovane voleva ristrutturare rendendola il più possibile simile, anche in questo caso, a quella del film Scarface.
Il provvedimento è stato eseguito dai finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Catania in collaborazione con personale del servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata di Roma e dei reparti territorialmente competenti del corpo, ha anche disposto per Cerbo la misura di prevenzione della sorveglianza speciale per tre anni.
Il tribunale di Catania ha evidenziato l’attuale pericolosità sociale di Cerbo perché nel corso del dibattimento che lo vede quale imputato, il trentaseienne non ha esitato a dichiarare pubblicamente il proprio rispetto per Sebastiano Mazzei, figlio del boss Santo Mazzei, reggente della cosca catanese, storicamente legata ai corleonesi, fino all’arresto del 2016.
William Cerbo era stato arrestato dalla guardia di finanza nell’aprile del 2014 insieme a 15 persone nel corso dell’operazione “Scarface”.
Così sarebbe emerso il suo ruolo di spicco dei Carcagnusi, il clan Mazzei. Cerbo si sarebbe occupato alla gestione di attività economiche e imprenditoriali del clan, delle attività di estorsione e recupero crediti.
L’operazione, a suo tempo, era stata denominata “Scarface” perché dalle indagini tecniche svolte dagli uomini del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania il giovane era solito emulare il boss Tony Montana del film Scarface. Addirittura Cerbo si era fatto costruire un trono con sopra riportate le sue iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito sedersi nel film l’attore Al Pacino.
Le indagini avevano fatto emergere che il denaro proveniente dalle attività illegali realizzate con metodo mafioso veniva inserito nel circuito legale attraverso la creazione di una galassia di imprese commerciali, associazioni sportive dilettantistiche, a copertura di bische clandestine ed enti senza scopo di lucro. Questo avveniva con la complicità di prestanome, familiari e conviventi.
Sulla base di gravi indizi, i militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania, coordinati dalla Dda, hanno quindi avviato una mirata indagine patrimoniale nei confronti di Cerbo e dei suoi familiari per verificare la coerenza del loro tenore di vita e del patrimonio posseduto con i redditi dichiarati.
Gli accertamenti patrimoniali dei finanzieri etnei hanno consentito di individuare i beni mobili e immobili illecitamente accumulati dalla famiglia Cerbo e hanno portato a evidenziare una disponibilità complessiva di redditi di oltre 2 milioni di euro rispetto ai soli 80 mila euro dichiarati al fisco in 14 anni.
Nel corso di tale attività, in una delle società gravitanti nell’orbita dei “Mazzei” sono stati rinvenuti dei bilanci firmati da soci già deceduti da anni.
Il patrimonio in questione sarà ora affidato all’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
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