Carenza di uomini, mezzi inadeguati, indennità non percepite a distanza di parecchi mesi, un contratto nazionale scadente, mancanza di formazione, turni di lavoro particolarmente stressanti, le promesse post terremoto finite velocemente nell'archivio.
Ne hanno di motivi per protestare i vigili del fuoco della provincia, pronti a operare in qualsiasi scenario in situazione di emergenze, destinatari di applausi e pacche sulle spalle, ma bistrattati dal governo. Ieri mattina un affollato corteo è partito dalla sede del Comando in via Cesare Beccaria ed ha percorso la città per fermarsi in piazza Università dove ha incontrato il sindaco Salvo Pogliese di trasferire a Roma le loro richieste.
I sindacalisti di Fp Cgil, Fns Cisl, Uilpa, Conapo, Confsal e Usb hanno evidenziato "la carenza di personale operativo e amministrativo, il mancato completamento del nucleo sommozzatori e il riconoscimento professionale dei portuali".
Di conseguenza "l'eccessivo carico di competenze del personale in servizio a scapito della sicurezza e salvaguardia della popolazione oltre a pregiudicare in maniera grave l'efficacia e la tempestività del soccorso tecnico urgente".
Tra le altre richieste: l'apertura del distaccamento di Palagonia (nevralgico per la zona Sud di Catania, già decretato permanente), il trasferimento di risorse economiche per garantire le prestazioni straordinarie e far fronte alle carenze. Carmelo Barbagallo, coordinatore regionale della Usb vigili del fuoco Sicilia, nonché reggente del coordinamento catanese, ha dichiarato che "i vigili del fuoco vogliono lavorare bene, in sicurezza e con maggiore tutela, siamo stanchi di promesse e pacche sulle spalle. Fanno doppi turni alla prima micro emergenza, perché manca il personale e l'organico nella provincia di Catania è inadeguato".
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