Giulia Furioso, catanese, cento anni compiuti a novembre, cita in giudizio Poste Italiane dopo aver trovato in uno scrigno che teneva in casa due buoni postali dal valore complessivo di dieci milioni di lire . I due titoli sono stati emessi dalla cugina Antonietta – che è suora e vive in Francia - nel 1986. Oggi il valore è aumentato a più di 158 mila euro. La centenaria catanese cerca di riscuotere l'ammontare totale dei due buoni, ma Poste non le riconosce l’intera cifra, ma offre 78.333,80 euro che potranno essere riscossi dalla signora Furioso a fine gennaio. Tuttavia questa è solo la metà della quota che spetterebbe alla siciliana. Dopo una valutazione dei giudici di merito e dei giudici di arbitrato bancario finanziario (ABF), l’importo dovuto - sostiene l'anziana - non va calcolato con i tassi d’interesse che vanno dall ‘86 ad oggi, ma deve essere calcolato con i tassi d’interesse stampati dietro i buoni. L’udienza per l’ottenimento dell’altra metà della quota è stata fissata il 23 febbraio 2022. Dunque, l'importo a cui avrebbe diritto Giulia Furioso è di 158.380 euro, ma Poste Italiane dice no. La centenaria ha così contattato Luigi De Rossi responsabile di Giustitalia, associazione che si occupa di queste vicende. “In Italia – dice il responsabile dell’associazione – risultano dieci milioni di titoli non riscossi, un italiano su quattro ha un buono postale da riscuotere perché vi è disinformazione su come agire”. Secondo Giustitalia le regioni da cui provengono più buoni postali sono il Friuli, la Sicilia e la Puglia. Il perché l’ha spiegato De Rossi: “I buoni postali principalmente venivano utilizzati da persone anziane che si rivolgevano a piccoli uffici postali dei paesini di provincia per l’emissione”.