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Catania, militare contrae l’epatite: il ministero della Salute dovrà risarcire

Prima di partire per una missione all’estero il militare si è sottoposto ad una dose massiccia e continua di vaccini. In soli quattro giorni, sette dosi tra le quali, anche quelle anti epatite di Tipo A e B.

Il Tribunale di Catania ha condannato il Ministero della Salute a pagare gli indennizzi per i danni procurati dalla tecnica di vaccinazione a un militare che ha contratto l'epatite cronica prima di partire per una missione all'estero. Esattamente sono un milione di euro di arretrati per indennizzi e sei mila euro al mese che stimati per l’intero arco della vita del militare supereranno i tre milioni di euro che il Ministero dovrà pagare al soldato.

Era l’anno 2000 quando il militare pochi giorni prima della partenza per una missione all’estero si è sottoposto a sette iniziazioni “obbligatori” per la missione all’estero. Dopo un paio di anni però, il militare accusa i primi sintomi. Passano sette lunghi anni e finalmente nel 2009 gli viene diagnosticata una epatopatia cronica di natura da definire.
Inizia una battaglia legale e la Commissione Medico Ospedaliera di Palermo non riconosce alcun nesso tra la malattia e le vaccinazioni praticate negli anni. Si arriva al ricorso presentato al Ministero della Salute ma, viene respinto.

Il militare dunque, tramite il suo legale, l’avvocato Silvio Vignera, presenta un nuovo ricorso, questa volta al Tribunale di Catania, sezione Giudice del Lavoro. Il Giudice Caterina Musmeci accoglie così il ricorso e chiede una consulenza tecnica d’ufficio.

Ed ecco la svolta al processo: “non si vuole -ha precisato il consulente tecnico del giudice nella perizia medico legale- mettere in dubbio la sicurezza del vaccino, ma purtroppo sono i metodi di somministrazione in ambito militare sotto accusa. La somministrazione di così tanti vaccini in tempi così ristretti comporta dei rischi, soprattutto perché in molti casi non viene valutato lo stato di salute del soggetto”. Il CTU nella sua relazione dunque, non mette in dubbio la sicurezza del vaccino, ma la tecnica di somministrazione plurima in poco tempo e senza adeguati controlli medici da parte dei militari che partono per le missioni all’estero.

"Emerge spesso che sui militari - scrive nella perizia il medico legale - le dosi di vaccinazione sono fatte in pochi giorni senza valutare lo stato di salute e, soprattutto, un'eventuale immunodepressione del soggetto".

“Il militare -conclude- è affetto da epatite cronica a forte impronta colestatica di verosimile natura autoimmune ed esiste nesso casuale tra le vaccinazioni praticate e la patologia di cui il militare è affetto.

“La sentenza del Giudice del Lavoro di Catania -dice l'avvocato Silvio Vignera- ha riconosciuto il nesso causale tra l’infermità del militare contratta e le vaccinazioni somministrategli prima di partire in missione e, per questo, al mio assistito è stato riconosciuto un ristoro economi complessivo che ammonterà, negli anni, a circa 3 milioni di euro”.

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