Dodici persone, componenti di alcune delle 10 famiglie rimaste senza casa per il parziale collasso, il 20 gennaio scorso, di un palazzo in via Castromarino a Catania, hanno presentato ai Procuratori generali della Cassazione, Giovanni Salvi, e del capoluogo etneo, Roberto Saiva, e al procuratore distrettuale Carmelo Zuccaro un’istanza per «superare in qualsiasi modo utile l’inerzia ad oggi riscontrata nelle attività di indagini». La richiesta è stata depositata dal loro legale, l’avvocato Giuseppe Lipera, che nell’atto contesta anche «la scelta del pm di non voler procedere all’iscrizione nel registro degli indagati nemmeno uno dei soggetti coinvolti» nei «lavori di trivellazione del cantiere sottostante l’edificio di via Castromarino». "Quel che è certo - scrive l’avvocato Lipera nel documento - è che non si può permettere che quella che appare come una chiara lacuna normativa tenga in ostaggio l’insopprimibile sete di Giustizia che anima le persone offese di reati odiosi, che nel caso specifico riguarda uomini, donne e bambini ai quali è letteralmente crollato sulla testa il tetto della propria abitazione». Il penalista aveva già chiesto alla Procura generale di Catania l'avocazione dell’inchiesta.