Blitz antimafia all'alba a Catania: oltre 100 finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza, con la collaborazione dello Scico, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 18 persone ritenute appartenenti o riconducibili ai clan Laudani e Santapaola accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, turbativa d'asta, favoreggiamento personale, detenzione e porto di armi da fuoco. Gli indagati sono 37.
I provvedimenti restrittivi - 10 in carcere ed otto ai domiciliari - sono stati emessi dal Gip presso il locale Tribunale su richiesta della Dda della Procura etnea. I militari hanno inoltre sequestrato le quote sociali ed il patrimonio per un valore di circa un milione di euro della "Friscus srl", società che opera nel settore della logistica per trasporti, la cui proprietà sarebbe stata fittiziamente intestata a una prestanome.
LE INDAGINI
Durante la sua detenzione nel carcere di Caltanissetta, tra il 2016 ed il 2019, Orazio Scuto, 61 anni, ritenuto dagli investigatori il reggente del clan Laudani per il territorio di Acireale (Catania), impartiva ordini ai suoi sodali con pizzino nascosti nelle confezioni di succhi di frutta o di barrette di cioccolato, che venivano portati fuori dalla struttura grazie all'aiuto della figlia Valentina. Il particolare è stato scoperto dalla Guardia di finanza tanto che l'operazione è stata denominata "Report" proprio in riferimento agli ordini. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi ci sono lo stesso Orazio Scuto e la figlia Valentina, di 33 anni.
IL RUOLO DI SCUTO
Il sistema di comunicazione con i 'pizzini', secondo quanto accertato, ha consentito a Orazio Scuto di impartire all'esterno le direttive per la gestione della società ed in merito ad alcune iniziative da intraprendere nell'ambito delle attività criminali.
Le indagini hanno consentito di accertare le modalità operative di alcuni dei gruppi più operativi appartenenti al clan Laudani, tra cui proprio quello che fa capo a ScIuto e gestito materialmente sul territorio da Litterio Messina - tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi - e di accertare episodi di estorsione da parte di esponenti del clan Santapaola a imprenditori e professionisti. Persone appartenenti o vicine al clan Laudani sarebbero intervenute affinché imprenditori dichiarati falliti - nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare - potessero rientrare in possesso del bene posto all'asta.
Uno degli episodi ha riguardato una procedura di asta immobiliare effettuata presso il Tribunale di Catania. Un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell'esecuzione fallimentare, aveva richiesto ed ottenuto l'intervento di Messina per alterare la procedura di vendita del bene. Fu individuato un prestanome compiacente e furono allontanati i potenziali offerenti. Le indagini hanno anche posto in luce una importante disponibilità di armi, utilizzate in episodi violenti e intimidazioni. Di particolare rilievo è risultata la figura di un ex pugile, Giacomo Cageggi, di 40 anni, che sarebbe stato più volte protagonista di spedizioni punitive armate e intimidazioni nei confronti di clan rivali.
GLI ARRESTATI
In carcere oltre a Orazio Scuto, Giacomo Caggegi e Litterio Messina, sono finiti Carmelo Bonaccorso e Rosario Bonanno, entrambi di 58 anni, Girolamo Brancato, di 47, Alberto Caruso, di 40, Mirko Pompeo Casesa, di 37, Salvatore Mazzaglia, di 63, Antonino Puglisi, di 55. Ai domiciliari, oltre a Valentina Scuto, sono stati posti Dante Giuseppe Tiezzi, di 58 anni, Rosaria Gabriella Sidoti, di 48, Vincenzo Massimiliano Pappalardo, di 51, Luca Anicito, di 46, Alfio Giuffrida, di 54, Rosario Mannino, di 56, e Gianfranco Antonino Pappalardo, di 48.
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