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Catania, morto di epatite 35 anni dopo una trasfusione: ministero della Salute condannato a risarcire

Il tribunale di Catania

Con un una sentenza emblematica i giudici del tribunale di Catania smentiscono la Commissione medica ospedaliera: la domanda di indennizzo non era tardiva. La richiesta per avere il risarcimento dei danni è stata presentata il 18 giugno del 2015, quando un uomo scopre dopo 35 lunghi anni, di essere stato contagiato da epatite a causa di una trasfusione di sangue.

Tutto ha inizio nel lontano 1973 quando, l’uomo veniva ricoverato presso una struttura ospedaliera del catanese ed a causa di una gravissima emorragia subiva delle trasfusioni di sangue, poi, rivelatosi infetto. Nel 2008 effettuava degli esami ematici e, in quella circostanza, gli venivano rilevati dei valori di transaminasi superiori alla norma e, poi, la positività agli ANTI- HCV.

L’uomo, non scolarizzato, non comprendeva il significato della positività agli ANTI-HCV, né, comprendeva, l’origine di tale positività.
Tanto meno il medico curante lo allertava e gli prescriveva di sottoporsi ad ulteriori e specifici controlli. Solamente nel 2015 l’uomo, e i familiari, apprendevano della possibile riconducibilità, dell’epatite contratta, alle trasfusioni di sangue praticategli nel 1973.

Si rivolgevano così all’avvocato Silvio Vignera che presentava subito istanza per ottenere gli indennizzi di legge. Purtroppo le condizioni del povero uomo si aggravavano e, dopo poco, muore. La Commissione medico ospedaliera, nel frattempo, nel 2018, riconosceva che l’emotrasfusione aveva provocato l’epatite ma negava, allo sfortunato, il diritto ad ottenere gli indennizzi (ex legge 210/92) poiché riteneva, che la domanda sarebbe stata presentata in ritardo rispetto ai termini di legge.

Gli eredi si rivolgevano allo studio dell’avvocato Silvio Vignera al fine di instaurare causa contro il Ministero della Salute. Una dura battaglia, ma definita velocemente. Infatti il Tribunale di Catania, dopo meno di due anni dall’inizio dell’azione giudiziaria, con la sua sentenza ha spiegato che “l’istanza presentata per ottenere gli indennizzi è stata presentata tempestivamente, in quanto, il termine di 3 anni, decorre da quando si viene a conoscenza della causa del contagio, e non prima”. Gli eredi dunque, saranno risarciti.

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