Il magma coinvolto negli ultimi eventi parossistici dell'Etna proviene dai suoi condotti interni, è tutto dello stesso tipo ed è uno dei più "primitivi" fra quelli emessi nel corso delle eruzioni del cratere di Sud-Est negli ultimi 20 anni. E' quanto emerge dai primi esami eseguiti dall'Istituto internazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio etneo (Ingv-Oe) di Catania sui vetri della colata lavica. 'Primitivo' è un termine usato dai vulcanologi per riferirsi a quei magmi la cui composizione è poco cambiata rispetto a quella del mantello terrestre dove si sono formati. Non è raro, ma non è usuale la sua presenza nelle eruzioni del vulcano attivo più alto d'Europa: i magmi rilevati sull'Etna negli ultimi decenni sono stabilmente di tipo basaltico. Questo, spiegano i ricercatori dell'Ingv-Oe di Catania, significa che il sistema di alimentazione più superficiale del vulcano è attualmente permeato e raggiunto da magmi provenienti da maggiori profondità ancora ben ricchi dei gas originari e dunque maggiormente capaci di originare e sostenere le fontane di lava. L'Inv-Oe sta conducendo ulteriori rilievi di terreno per identificare e campionare il materiale eruttato durante la fontana della notte tra sabato e domenica scorsi, ma è probabile che la composizione del magma sia ancora quella registrata nei giorni precedenti, lasciandoci quindi pensare che "la muntagna" ('la montagna', come l'Etna è chiamata dai catanesi) continui ad essere ben alimentata da serbatoi più profondi.