Sono una cinquantina le scosse di terremoto registrate da ieri sera fino alle 15 di oggi nella sequenza sismica localizzata a sud-ovest della città di Catania, a circa 10 chilometri di profondità: l’evento di magnitudo maggiore (4.3) si è verificato alle 22:33 di giovedì ed è stato avvertito in gran parte della Sicilia orientale, in particolare nelle province di Catania e Siracusa. Lo rende noto l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Altri eventi sono stati avvertiti dalla popolazione, in particolare quello di ieri alle 21:38, di magnitudo 3.3, e quello di questa mattina alle 7:14, di magnitudo 3.1. Altri 16 terremoti hanno avuto una magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9. La sequenza di terremoti si localizza poco più a sud del margine meridionale dell’Etna, in una zona che vede la presenza di diversi elementi importanti dal punto di vista geologico e tettonico: l’Etna, uno dei vulcani più attivi dell’area mediterranea, la catena montuosa siciliana, chiamata Appennino-Magrebide, e a sud, l’Altopiano Ibleo. La geologia di quest’area è condizionata dalla lunga storia di convergenza (ancora attiva) tra la placca africana e quella europea, che ha portato alla progressiva deformazione e flessione della parte più settentrionale dell’Altopiano Ibleo sotto il fronte più avanzato del sistema di pieghe e faglie della catena Appennino-Magrebide. Storicamente, la Sicilia sud-orientale è stata interessata da numerosi terremoti distruttivi (ad esempio nel 1169, 1542 e 1693), che fanno di questa regione una delle aree a più alta pericolosità sismica in Italia.