Hanno intonato «La Litania» lauretana alla Beata Vergine ricca di termini latini «sicilianizzati» e anche «U viaggiu dulurusu», che racconta il faticoso cammino di Giuseppe e Maria verso Betlemme, facendo riscoprire agli oltre duecento presenti nella Chiesa Monumentale di San Nicolò l’Arena gli antichi suoni dei quartieri catanesi tra canti e racconti natalizi dei primi del ‘900. Ad intonarli il gruppo musicale dei Nanareddi, ancora noti tra gli anziani dello storico quartiere catanese Civita, nel quale ormai da decenni hanno trovato casa i dipartimenti dell’Università di Catania di Scienze della Formazione (al complesso Le Verginelle) e di Scienze umanistiche (al Monastero dei Benedettini) favorendo quel connubio tra l’identità culturale e le tradizioni del territorio. Un evento - dal titolo «Natale in Quartiere. Alla scoperta delle tradizioni musicali natalizie dei quartieri catanesi nei primi del ‘900» - che, come ha spiegato il sindaco di Catania Salvo Pogliese «ha permesso di far riscoprire e valorizzare antiche tradizioni che non tutti i catanesi conoscono e che invece vanno salvaguardate, tramandate e diffuse tra le varie generazioni». Presenti anche l’assessore comunale alla Cultura Barbara Mirabella e le docenti Loredana Cardullo, direttrice del Dipartimento di Scienze della formazione, e Donatella Privitera, presidente del corso di laurea in Scienze del turismo. «L’iniziativa del Disfor rappresenta un momento molto significativo delle azioni di Terza missione avviate dall’ateneo per promuovere il territorio grazie anche alle tradizioni e alla cultura presenti nei quartieri – ha spiegato il rettore Francesco Priolo -. È importante che i ricercatori del nostro ateneo approfondiscano le tradizioni catanesi dell’inizio del ‘900 affinché possano essere recuperate e tramandate alle future generazioni». Un evento che si è snodato per oltre due ore tra canti natalizi e racconti che hanno affascinato il pubblico presente, tra cui numerosi turisti, nella splendida cornice della chiesa di piazza Dante. «Un concerto originariamente nato come seminario rivolto agli studenti di Scienze del Turismo del Disfor e che, invece, grazie al Comune e insieme con le associazioni di quartiere “Antico Corso” e “Acque Dotte”, abbiamo voluto “donare” anche agli abitanti del quartiere per far conoscere la cultura immateriale che è ben più difficile da tramandare alle generazioni future – ha spiegato la professoressa Eleonora Pappalardo del Dipartimento di Scienze della Formazione, alla presenza di don Antonio De Maria, parroco della Chiesa Monumentale di San Nicolò l’Arena -. Alla cultura immateriale appartengono i motti, il linguaggio, le tradizioni e la musica che possono disperdersi facilmente. Eppure la cultura immateriale catanese è molto ricca e ha un valore identico a quello materiale rappresentato dai beni monumentali e archeologici che concorrono a creare la nostra identità. Per questi motivi è indispensabile studiarla, valorizzarla e tramandarla». E un contributo fondamentale è arrivato dai Nanareddi, il gruppo musicale guidato da Alfio Leocata e composto insieme con Francesco D’Arrigo, Rosa Alba Nicolosi, Torquato Tricomi, Piero Pia e Roberto Pia. Un gruppo che da anni conduce una meticolosa ricerca filologica sulle tradizioni novenistiche catanesi, in particolare quelle relative ai primi decenni del ‘900. In quegli anni, infatti, i «nanareddi», artisti di strada improvvisati, dal 16 al 24 dicembre giravano per la Civita, esibendosi in canti e racconti natalizi, davanti alle case, alle botteghe ed alle «cone» (icone sacre), coniugando episodi del nuovo testamento a “vanniate” profane. «La rappresentazione è stata riproposta così com’è nata all’origine grazie al ritrovamento considerato eccezionale di un disco a 78 giri in bachelite del 1934 e alle preziose testimonianze civitote» ha spiegato Alfio Leocata che proprio in apertura ha fatto risuonare lo storico disco con i suoni e canti delle novene catanesi del tempo. «I nanareddi erano musicisti che incoraggiati dalla Chiesa, con lo scopo di diffondere il linguaggio “evangelico”, traducevano, a modo proprio, i testi dal latino al siciliano, suonavano e raccontavano, tra le altre, la storia di Giuseppe e Maria, in modo comprensibile a tutti gli abitanti del quartiere – ha aggiunto la professoressa Eleonora Pappalardo, delegata alla Comunicazione del Disfor -. Per questi motivi abbiamo organizzato un evento aperto a tutti e in particolar modo ai residenti del quartiere che ospita due dipartimenti umanistici dell’ateneo catanese».