«La Dda di Catania ha ritenuto assolutamente necessario monitorare le opportunità di infiltrazione dei sodalizi mafiosi nelle attività imprenditoriali medio-piccole ed il conseguente rischio, vieppiù aumentato a causa dei devastanti effetti economici della pandemia, che le stesse vengano fagocitate dalle consorterie malavitose, diventando strumento per il riciclaggio ed il reimpiego di capitali illeciti». Lo ha detto, inaugurando l’anno giudiziario, il presidente della Corte d’Appello di Catania Filippo Pennisi. «Suscita ulteriore preoccupazione, poi - ha proseguito Pennisi - l’interesse dei clan per le risorse stanziate per il rilancio del Paese, manifestato attraverso condotte frodatorie o corruttive, commesse anche con la compiacenza di professionisti ed imprenditori apparentemente estranei alle logiche criminali, e finalizzate al drenaggio dei fondi di sostegno destinati alle imprese, per contenere gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria. Nonostante la loro decimazione a seguito dei numerosi provvedimenti restrittivi, i clan mantengono nel medio periodo una composizione numerica pressochè inalterata, in seguito al continuo ingresso di nuova manovalanza criminale, proveniente dalle sacche di emarginazione e sottosviluppo radicate nelle periferie degradate, mai rimosse ed anzi in via di aggravamento per la perdurante crisi economica (ulteriormente appesantita dalla pandemia) e per le conseguenti difficoltà occupazionali».