Chiara la dinamica dell’omicidio, meno il movente che ha indotto Martina Patti, in un pomeriggio di giugno, a uccidere la figlia Elena di quasi cinque anni con 11 coltellate. È il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare a scrivere: il movente deve essere «scandagliato attraverso l’escussione di parenti e amici». La prima, e finora unica, ipotesi è la gelosia nei confronti della nuova compagna del papà di Elena. Con Martina, Alessandro Del Pozzo aveva interrotto la relazione lo scorso aprile. A troncare in modo definitivo sarebbe stato lui. Il rapporto, si legge, «era iniziato circa sei anni prima ed era stato altalenante». In mezzo «i reciproci sentimenti di gelosia» e la disapprovazione della famiglia della giovane legata ai precedenti penali del 24enne, che garantisce però sul «loro attuale rapporto sereno». Lei invece dichiara agli investigatori che i «rapporti sono stati sempre difficili, perché mi sottometteva, era molto geloso, mi alzava le mani, ho fatto anche una denuncia, però poi i suoi genitori mi hanno fatto pesare la cosa, accusandomi che aggravavo la sua già difficile posizione, quindi mi sono convinta a ritirare la denuncia». Nel rapporto controverso si registra la guerra social della gelosia. «Ho visto la foto della fidanzata di Alessandro scorrendo su Instagram», dice Martina ai carabinieri, affermando che lui «ha una relazione sentimentale con un’altra donna». Si susseguono i post sui social. Del Pozzo pubblica «sullo stato whatsapp una foto con la nuova compagna», Martina reagisce pubblicando «un video in compagnia di un uomo». Ma non finisce qui. Perché lei mostra a Elena la foto del papà con la nuova fiamma. «Mi ha riferito che Elena si è molto arrabbiata», racconta agli inquirenti Alessandro Del Pozzo, che per ripicca fa «vedere alla bambina una foto della madre con un uomo». Quando Martina lo viene a sapere, chiama l’ex davanti alla figlia, alla quale dice: «Lo vedi che tuo padre è pazzo? Ora metto l’avvocato». Una serie di comportamenti che fanno presumere all’uomo che «Martina sia ancora coinvolta sentimentalmente dalla mia persona». Ma la donna nega. Al vaglio degli inquirenti adesso sono finiti i supporti audiovideo di Martina come lo smartphone e tutti i messaggi contenuti per capire, così come dice il gip Monaco Crea che il movente deve essere «scandagliato attraverso l’escussione di parenti e amici».