Tre bambine e un neonato, tanto giovani da essere già pronti per una seconda vita, appena cominciata nel porto di Catania. Sono loro i primi migranti sbarcati nel porto di Catania in queste ore dalla nave Humanity 1. Dopo di loro un fiume di minori non accompagnati, oltre un centinaio. E poi donne e uomini trasportati sulle sedie, stremati dal viaggio nel Mediterraneo, che si sentono dei «miracolati». Pochi minuti prima gli ispettori degli Uffici di sanità marittima, saliti sulla nave, hanno osservato i naufraghi prendendo nota: un primo rapido controllo che ha stabilito chi potesse entrare nelle liste di coloro ce l’hanno fatta. Poi, una volta a terra, le visite mediche nelle tende e gli autobus di linea urbana pronti a partire per i centri di accoglienza. Stesse scene qualche ora dopo nello stesso porto tra i naufraghi della Geo Barents, dove dalla passerella dell’altro molo a poche centinaia di metri sono scese anche tre donne incinte, oltre a una cinquantina di minorenni non accompagnati e interi nuclei familiari. Tra questi, una coppia che aveva cominciato il proprio viaggio dal Togo assieme alla loro figlia di undici mesi, nata con il labbro leporino e che oggi ha difficoltà nella deglutizione. I suoi genitori hanno lavorato in Libia per mettere i soldi da parte per curare la loro figlia, cercando contemporaneamente di ottenere un visto per l’Europa che è stato sempre negato. Unico modo per curarla era fuggire. A bordo, tra chi spera di poter scendere in queste ore, c’è un ragazzo determinato ad andare in Germania. È lì che si trova sua madre, malata terminale di cancro. Vuole rivederla un’ultima volta. Non c’è stato modo di ottenere un visto e così l’unica scelta da fare per lui è stata quella di mettersi provare a raggiungerla attraverso un barcone, prima del salvataggio in mare. C’è anche chi quelle onde le conosce meglio di tanti altri, è stato intercettato dalla guardia costiera libica e riportato con la forza indietro ben quattro volte ma «forse - dice il giovane migrante agli attivisti - questa è la volta buona».