Torna in carcere a Catania Barbara Bregamo che nel 2002 uccise il compagno Santo Giuffrida, iniettandogli una dose letale. La donna è stata arrestata dai carabinieri: deve scontare una condanna a 13 anni, ridotta di tre, dopo il pronunciamento della corte di Cassazione.
A fare scattare le indagini furono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luciano Cavallaro, che si è autoaccusato del delitto, e con il quale la Bregamo aveva avuto una relazione. La donna sarebbe stata anche mandante di un primo tentativo di assassinare l’uomo nel gennaio del 2001, dando l’incarico a Cavallaro, che avrebbe a sua volta coinvolto per l’esecuzione materiale un suo conoscente. Quest’ultimo avrebbe aggredito con un coltello la vittima all’interno del suo garage condominiale, ferendola gravemente. A distanza di quasi un anno dal ferimento, era il mese di dicembre del 2002, la donna avrebbe nuovamente chiesto a Cavallaro l’uccisione del compagno, pagando questa volta 20 mila euro e regalandogli una Bmw. In questa seconda occasione l’omicidio sarebbe stato pianificato con maggior cura e Cavallaro avrebbe coinvolto suo cugino Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello.
La notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 2002 i tre, con la collaborazione della donna, sarebbero entrati in casa di Giuffrida e, dopo avergli iniettato una sostanza velenosa, lo avrebbero soffocato. La compagna avrebbe successivamente denunciato il decesso per morte naturale causata da un infarto fulminante senza che sorgessero sospetti. Sono state le dichiarazioni di Cavallaro a fare riaprire il caso: il pentito ha anche raccontato gli anni delle violenze a Misterbianco tra i clan Nicotra, i tuppi e i rivali del gruppo di Pulvirenti 'u malpassotu con decine di morti ammazzati. Nel processo la Bregamo è stata riconosciuta essere stata la mandante dell’omicidio del compagno, ma è emerso anche un clima di violenze che subiva durante la convivenza con Giuffrida.
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