Corruzione interporti a Catania, la Procura aveva chiesto l'arresto anche per Falcone e Armao
Presunte pressioni sull’amministratore unico della Società interporti siciliana (Sis) spa, società a capitale interamente pubblico, per favorire una dipendente nel lavoro. È l’accusa contestata all’ex deputato regionale Nino D’Asero, 70 anni, una vita nella politica nel centrodestra e da poco vicino ad Azione, arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania nell’ambito di un’inchiesta sulla Sis. L’ordinanza emessa dal gip, su richiesta della Procura, con analoga misura restrittiva, è stata eseguita anche nei confronti dell’amministratore unico della società, Rosario Torrisi Rigano, 69 anni, di una dipendente dell’azienda, Cristina Sangiorgi, di 51 anni, e dell’imprenditore Luigi Cozza, di 69 anni. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli. Nell’inchiesta sono indagati anche l’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone (Fi), il suo ex assistente e coordinatore della segreteria, Giuseppe Li Volti, e l’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao (Azione). Per Falcone, Li Volti e Armao, la Procura catanese aveva chiesto i domiciliari, ma il gip Carlo Cannela ha rigettato la richiesta «per mancanza delle esigenze cautelari». L’indagine, da settembre 2019 a marzo 2021, è stata avviata dopo un esposto di dipendenti dell’azienda sul presunto falso possesso di una laurea prodotta da una dipendente, Cristina Sangiorgi. Una querela è stata presentata anche dalla Filt Cgil, con l’avvocato Giovanni Inzolia. Dagli accertamenti, ricostruisce la Procura, sarebbero emerse presunte «interferenze illecite che avrebbe esercitato D’Asero su Torrisi Pagano, tramite alcuni politici regionali, per revocare il licenziamento per giusta causa della Sangiorgi, garantirle una posizione lavorativa «gradita» e omettere l’avvio di doverose procedure disciplinari» nei confronti della donna. Per intercedere in suo favore, ricostruisce l’accusa, D’Asero si sarebbe rivolto a Falcone, Armao e a Li Volti. I tre, secondo la Procura, «avrebbero esercitato pressioni» su Torrisi Tigano. La Procura aveva chiesto per loro gli arresti domiciliari, che il gip Carlo Cannella ha rigettato ritenendo «non sussistenti le esigenze cautelari». Falcone si è detto «totalmente estraneo a ogni tipo di contestazione» e «pronto a dare prova della linearità» del suo comportamento «nelle sedi opportune». Il governatore Renato Schifani gli ha ribadito la «totale fiducia del governo», convinto che «avrà modo di chiarire questa vicenda». Solidarietà è stata espressa anche dal capogruppo di Fi all’Ars, Stefano Pellegrino, che lo ha «esortato a proseguire con la solita passione e competenza il suo prezioso lavoro». Falcone è uno dei rivali di Gianfranco Miccichè nei contrasti interni a Fi in Sicilia. Dalle indagini dei carabinieri sarebbe inoltre emerso «un accordo corruttivo intercorso tra Torrisi Rigano e Luigi Cozza, titolare della Lct Spa, grossa società del settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica e della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo logistico dell’Interporto di Catania». Secondo l’accusa, «Cozza avrebbe assunto la nuora di Torrisi Rigano e promesso vantaggi futuri all’amministratore della Sis, che è indagato anche per essersi «appropriato di 2.850 euro dal conto della società», a cui aveva accesso. Gli interrogatori di garanzia si terranno nei prossimi giorni.