«La decisione del gip di Catania di sospendermi dall’assunzione di pubblici uffici, ancorché io non ne rivesta e, quindi, nella eventualità che ciò possa accadere nel futuro, è coerente con le valutazioni che lo stesso giudice ha compiuto, sul medesimo capo d’imputazione che mi riguarda, pochi giorni addietro con riferimento alla posizione di altri indagati. In questo senso, per chi svolge la professione di avvocato penalista, la decisione non è inattesa». Lo afferma Ruggero Razza, ex assessore della Salute della Regione Siciliana ed ex consulente, a titolo gratuito, del ministro Nello Musumeci, sospeso per un anno dall’esercizio di pubblici uffici e servizi per un anno nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania sulla sanità. «Lo stesso gip, peraltro - aggiunge Razza - pur rimarcando il proprio convincimento, evidenzia che si è di fronte a una valutazione che assume rilevanza sulla sussistenza dell’ipotesi di reato contestata "almeno in termini di gravità indiziaria" e, quindi, resta intatta la possibilità di ulteriormente chiarire ogni aspetto nel prosieguo: a tal fine, nei termini di legge presenterò l’appello al Tribunale delle Libertà. Tuttavia - osserva l’ex assessore regionale - va detto che devo difendermi dall’accusa di aver "turbato" la formazione del bando per una procedura di selezione che ha avuto quale unico requisito la laurea triennale, potenzialmente detenuto da migliaia e migliaia di persone. Una selezione che non ha tenuto in considerazione il curriculum del candidato, non prevedendo requisiti specifici che nello stesso erano rinvenibili. Una selezione che ha previsto una griglia di valutazione da parte della commissione, nella quale chiunque avesse partecipato con titoli più ampli avrebbe potuto correttamente prevalere. Non mi addentro in altro - sottolinea Razza - perché ho grande rispetto dell’attività giudiziaria e penso che non ci si debba difendere sui giornali, ma nelle sedi opportune. Dalla cessazione del mio incarico, lo scorso anno, mi sono dedicato esclusivamente all’attività professionale (sulla quale non incide la sospensione comminata) e mi ero persino dimesso il 30 marzo dall’ultimo impegno (a titolo gratuito) che avevo mantenuto. Ma, avendo ricoperto ruoli istituzionali - amministrando senza macchia decine di miliardi di euro - ritengo sia doveroso rendere conto di un’accusa: se per turbare una procedura serve prevedere requisiti stringenti che alterino la libera concorrenza, quella di cui vengo chiamato a rispondere non è stata una procedura limitativa della libertà di contrarre della pubblica amministrazione e calibrata sulla personalità di un partecipante. Il resto - conclude Razza - come sempre, verrà con il tempo e non si deve mai aver timore della giustizia, ma affrontare con impegno i mesi che verranno, nel pieno rispetto del lavoro di tutti i magistrati impegnati in questa vicenda».