Due donne morte in un solo giorno nell’inferno del carcere. Due tragedie consumatesi all’interno delle mura delle Vallette a Torino: una donna si è suicidata e un’altra reclusa si è lasciata morire lentamente rifiutando acqua, cibo, cure e chiedendo insistentemente del figlio. Un’estate maledetta negli istituti di pena italiani, sovraffollati, che ha contato 15 suicidi, a cui si aggiunge quello di oggi ricorda Antigone. E il sindacati si appellano a Nordio per chiedere un cambio di passo nella gestione delle carceri. Sono storie di dolore quelle delle due detenute, come tante storie che si consumano nelle celle. Susan John, nigeriana di 43 anni, era alle Vallette dal 21 luglio dopo un lungo periodo agli arresti domiciliari: doveva scontare una condanna (fine pena 2030) inflitta da una corte di Catania per reati di tratta e immigrazione clandestina. Ha rifiutato per 18 giorni il cibo, l’acqua, le medicine, tutto. Ma non stava sostenendo uno sciopero della fame, come portò avanti Cospito, si è lasciata andare giorno dopo giorno, forse per disperazione. Continuava soltanto a ripetere che voleva vedere il figlioletto di quattro anni rimasto col padre perchè Susan era sposata. Era ristretta in un’area della sezione femminile riservata alle recluse con disagi psichici e problemi di comportamento. Verso le 3 della scorsa notte il suo cuore ha smesso di battere. Inutile l’intervento della polizia penitenziaria e del personale medico. A stabilire le cause della morte sarà l’autopsia, che la procura del capoluogo piemontese - dove è stato aperto un fascicolo - intende disporre lunedì. Ma fin da ora l’avvocato della donna, Manuel Perga, si dice «arrabbiato e perplesso». “La prima impressione - spiega - è che il problema sia stato sottovalutato». Alla garante dei diritti dei detenuti a Torino, Monica Chiara Gallo, il caso non è mai stato segnalato: «avremmo attivato le nostre procedure per tentare qualcosa». Il caso indigna la politica. I radicali, per bocca del presidente Igor Boni, parlano di «punta dell’iceberg di un sistema putrefatto», mentre Riccardo Magi, segretario di Più Europa, parla di «vicenda allucinante» e annuncia un’interrogazione al ministro Nordio. «Questa - dice la senatrice Ilaria Cucchi - è una tragedia che non può essere tollerata in un Paese che si professa civile e democratico». Aveva 28 anni invece la detenuta che si è uccisa sempre alle Vallette. Era stata portata all’istituto di pena di Torino da Genova Pontedecimo. Il suo è il 43esimo suicidio del 2023 nelle carceri, 16esimo solo tra giugno e agosto. Sovraffollamento e, in estate il caldo, spiega Antigone rendono ancora più drammatica la situazione dei detenuti «non è un caso che, durante i mesi estivi, proprio il numero dei suicidi cresca», osservano dalla associazione che ricorda come nelle carceri italiane siano detenute 10mila persone in più dei posti disponibili con un tasso di sovraffollamento del 121%. Preoccupati i sindacati: il Sappe afferma che i due decessi in poche ore nel carcere di Torino «impongono al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese». «E’ necessario - afferma il segretario generale, Donato Capece - prevedere un nuovo modello custodiale. Le carceri sono in ebollizione da mesi». Per Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, «a fronte di un’emergenza che appare insanabile non possiamo che ribadire l’estrema urgenza di provvedere a un commissariamento del sistema penitenziario italiano».