A Catania prelievo multiorgano da donatore a cuore fermo: in vita aveva chiesto di evitare trattamenti forzati
Al reparto di Rianimazione dell’ospedale Garibaldi di Catania è stato eseguito un prelievo multiorgano da un donatore deceduto per arresto cardiaco. Ciò è stato possibile grazie alla generosità del paziente ricoverato in gravissime condizioni cliniche, che in vita aveva manifestato la volontà di non essere soggetto a nessun trattamento terapeutico forzato, nel caso in cui si fosse trovato in condizioni gravissime con lesioni cerebrali irreversibili. Accogliendo la sua volontà e le richieste dei familiari, è stato possibile eseguire la donazione degli organi a cuore fermo, consentendo il trapianto di fegato e cornee. Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte encefalica, quindi a cuore ancora battente. In questo caso, invece, il cuore del donatore era fermo ed è stato fondamentale garantire la funzionalità degli organi prelevati, grazie ad un’accurata gestione del donatore, puntando a limitare il danno ischemico, utilizzando assistenza cardiocircolatoria extracorporea (Ecmo), immediatamente applicata dopo l’accertamento di morte cardiaca. Modalità donativa che non richiede riferimenti legislativi o etici differenti rispetto alle leggi esistenti che regolano l’accertamento di decesso del paziente con criteri neurologici. «All’estero, il prelievo di organi a cuore fermo – dichiara Giorgio Battaglia, coordinatore del Centro regionale trapianti Sicilia - è una prassi molto diffusa, mentre in Italia è praticata per ora solo in alcune regioni virtuose, con centri dotati di competenze e tecnologia adeguate alla complessità della procedura». Una di queste è proprio la Sicilia, che con un programma specifico per i pazienti Dcd (donation after cardiac death, donazione dopo la morte cardiaca) «ha permesso - spiega Battaglia - di aumentare il pool di organi disponibili». Fabrizio De Nicola, direttore generale del Garibaldi di Catania, sottolinea che questo «processo di donazione, considerata una procedura clinico chirurgica di alta complessità, è consolidata presso l'azienda ospedaliera. Si tratta infatti della quinta donazione in meno di due anni». Risultati che rendono il Garibaldi azienda capofila e centro di riferimento Dcd in Sicilia, «grazie alla puntuale organizzazione - puntualizza De Nicola - della direzione strategica e alla collaborazione con Ismett di Palermo e con Gaetano Burgio, referente regionale Dcd». «Il caso di questo paziente - affermano lo stesso dottore Burgio e Daniela Di Stefano, primario di Anestesia e Rianimazione del Garibaldi - ha rappresentato una situazione di alta complessità durata due settimane che hanno coinvolto il team della terapia intensiva della Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Garibaldi centro, che ha dimostrato di erogare una elevata qualità di cura; una terapia intensiva capace di prendersi cura del paziente anche quando non ci sono margini di miglioramento terapeutico e soprattutto di non mortificare la dignità del paziente e della sua famiglia». Ilenia Bonanno, coordinatore locale del Garibaldi parla di «lavoro in squadra» e cita settori e reparti coinvolti: direzione generale, direzione sanitaria aziendale, Dmpo, Rianimazione, Neurologia, Radiologia, Cardiologia, Oculistica, Ecmo team regionale di riferimento Ismett, i tecnici perfusionisti, il personale di sala operatoria, l’équipe chirurgiche, il personale sanitario del coordinamento locale aziendale Arnas donazione organi e tessuti. «Ringrazio il grande lavoro svolto dagli infermieri del Crt operativo – conclude il dottore Battaglia - che hanno coordinato tutta l’attività con il supporto del dottore Antonio Scafidi, del dottore Vincenzo Mazzarese e della dottoressa Ilenia Bonanno, coordinatore locale aziendale Arnas Garibaldi. Ringrazio inoltre, l’équipe medica, rianimatori, chirurghi e infermieri dell’Arnas per il lavoro svolto con grande professionalità».