Catania, sotto choc la comunità in cui vivono due dei sette egiziani fermati per la violenza di gruppo
Due neo-maggiorenni bene inseriti: uno con un impiego nell’edilizia e un permesso di soggiorno in vista, l’altro in procinto di iniziare un tirocinio che gli avrebbe aperto le porte del mondo del lavoro e un permesso di soggiorno scuola-lavoro già autorizzato. Entrambi vengono dall’Egitto, entrambi continuano ad avere rapporti con le famiglie di origine. Sono i ritratti di due dei sette ragazzi egiziani fermati con l’accusa di avere violentato la ragazzina di 13 anni a Catania la sera del 30 gennaio. I due hanno da poco compiuto 18 anni e non avrebbero partecipato materialmente agli abusi, ma avrebbero assistito senza impedire la violenza. Sotto choc gli operatori della comunità in cui alloggiano. «Non avevamo alcun motivo di sospettare che potessero fare azioni del genere», dicono. Uno dei due, il pomeriggio dello stupro, avvenuto a Villa Bellini, nel centro di Catania, ha raccontato quanto era accaduto ed è stato accompagnato dall’operatore della comunità alloggio in cui viveva dai carabinieri. Avrebbe fornito agli inquirenti elementi utili a ricostruire i fatti, una collaborazione che gli ha fatto ottenere i domiciliari.