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Criminalità cinese, blitz in 24 province: scoperta pure «un'ala armata»

Blitz della Polizia di Stato in 24 province. Coinvolta anche la Sicilia con Catania. L’operazione, coordinata dal Servizio centrale operativo (Sco), si è conclusa ieri, e ha avuto come obiettivo il contrasto ai fenomeni criminali connessi alla comunità cinese presente in Italia, in particolare l’immigrazione clandestina, lo sfruttamento della prostituzione e del lavoro, la contraffazione di prodotti, la distribuzione di stupefacenti e la detenzione abusiva di armi.

Una attività ad alto impatto, con il supporto dei Reparti prevenzione crimine, che ha visto coinvolte le Squadre mobili di Ancona, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Cosenza, Firenze, Forlì Cesena, Genova, Latina, Mantova, Milano, Padova, Parma, Perugia, Pistoia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Siena, Treviso, Udine, Verona e Vicenza. Il blitz è stato preceduto da indagini che hanno consentito di individuare le persone e i luoghi connessi allo svolgimento di attività illegali, soprattutto attività produttive ed esercizi commerciali gestiti da cinesi.

Un'indagine che ha evidenziato come in Italia operino diversi gruppi delinquenziali cinesi composti, di norma, da persone accomunati dalla provenienza dalla stessa area o città della Repubblica popolare cinese. Questi gruppi criminali sono diffusi in tutto il territorio nazionale, hanno contatti fra loro, sono autonomi, agiscono in particolare nelle regioni ove è più alta la presenza di cinesi stabilmente residenti in Italia, come la Toscana. Ciascun gruppo è formato da un numero di variabile di persone, in molti casi appartenenti allo stesso nucleo familiare, che commettono delitti quasi esclusivamente ai danni di connazionali. (Il vincolo di appartenenza al gruppo è molto stretto, con un radicato concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida: i gruppi criminali cinesi, al pari delle mafie tradizionali, ricorrono, con estrema facilità alla intimidazione o alla violenza per raggiungere i loro obiettivi, praticando la regola dell’omertà e cercando di predominare il territorio ove operano.

Uno dei metodi utilizzati per affermarsi sul territorio è l’uso delle armi da fuoco; documentata la presenza di una "ala armata" della delinquenza di matrice cinese. Una criminalità in un costante dialogo con altri gruppi di nazionalità diverse, anche italiani, per spartire affari e territori di interesse.

Tra le attività illecite associate alla criminalità cinese si segnala l’hawala, ovvero l’esercizio abusivo e clandestino dell’attività bancaria in grado di consentire il trasferimento in nero di ingenti somme di denaro da un continente all’altro, sistema spesso utilizzato dalle organizzazioni criminali, anche diverse da quelle cinesi, come mezzo di pagamento nell’ambito dei traffici criminali, tra cui droga e migranti, nonché per il riciclaggio di denaro.

Arrestate 13 persone, di cui una per spaccio di stupefacenti, resistenza a Pubblico Ufficiale e porto di strumenti atti ad offendere, due per sfruttamento della prostituzione, un ricercato per rapina aggravata, due ricercati per furto, tre arrestati per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e tre ricercati per cumulo pene1 per tentata estorsione. Denunciate in stato di libertà 31 persone; identificate 1.942; controllati 305 esercizi commerciali, di cui 2 sottoposto a sequestro, e 248 veicoli nell’ambito di 52 posti di controllo; sequestrate 550 grammi di shaboo, pari a circa 5.500 dosi; elevate 29 sanzioni amministrative per un totale di 73.382 euro; sequestrati 22.825 euro.

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