CATANIA. «Ci vediamo a Sanremo... Ma cu mu fici fari...(Ma chi me lo ha fatto fare...)». E giù una risata. Si chiude così il piccolo show di Rosario Fiorello nella corte del Municipio di Catania dove riceve dal sindaco Enzo Bianco la "Candelora d’oro", nell’ambito dei festeggiamenti per la Patrona della città, Sant'Agata. L’esordio è dialetto siciliano: «Sugni abbarruatu...» dice Fiorello, volendo dire «sono preoccupato», ma non per la sua partecipazione come primo ospite del Festival di Sanremo, ma per il premio che sta per ricevere. «Per me è un grande onore - dice dal palco - e vi spiego perché: se avessi detto a mia mamma che mi davano l’oscar, lei avrebbe risposto, "bravo complimenti". Ma se dico mi hanno dato la 'candelora d’orò farebbe un grido di gioia». «Sono nato a Ognina (una zona del lungomare della città, ndr) e Catania - ricorda - mi è rimasta l’ho nel cuore. Non ho mai abitato qui, ma quando studiavo ad Augusta (nel Siracusano, ndr), venivo ogni mattina in autobus. Qui ho trascorso la mia gioventù». L’obiettivo dei suoi 'viaggì in città Fiorello, lo rivela ricorrendo ancora al siciliano: «i fimmini...», «le ragazze». E lo dice guardando l'Arcivescovo metropolita di Catania, Salvatore Gristina che sorride. Applausi e appuntamento a Sanremo, «ma cu mu fici fari...», e va via sorridendo.