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La pensione Eva secondo Tuccio Musumeci al Brancati di Catania

«Quanto scritto intende essere semplicemente una vacanza narrativa che mi sono voluto pigliare nell’imminenza degli ottanta anni» scriveva Andrea Camilleri alla fine del suo romanzo La pensione Eva (Sellerio), per poi proseguire: «Desidero avvertire che il racconto non è autobiografico, anche se ho prestato al mio protagonista il diminutivo col quale mi chiamavano i miei famigliari e i miei amici. È autentico il contesto. E la pensione Eva è veramente esistita…». Quell’autenticità della provincia siciliana degli Anni ‘40 viene ora portata in scena, con l’impagabile verve recitativa del grande maestro Tuccio Musumeci, nello spettacolo La pensione Eva nell’adattamento teatrale di Giuseppe Dipasquale che cura anche la regia e le scene.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro della Città Centro di Produzione Teatrale, sarà in scena al Teatro Brancati di Catania da giovedì 13 aprile (ore 21) fino a domenica 23 aprile. In scena, al fianco del mattatore Musumeci, Debora Bernardi, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Vincenzo Volo. Le musiche sono di Matteo Musumeci, i movimenti coreografici di Giorgia Torrisi, i costumi di Dora Argento.

«Sono i provinciali, ma turbati dalla fine della guerra, anni Quaranta – racconta il regista Giuseppe Dipasquale, non nuovo alla riduzione drammaturgia di opere di Camilleri (ricordiamo Filippo Mancuso e Don Lollò, Il birraio di Preston, La concessione del telefono)- e per le stanze della Pensione Eva, il casino di Vigàta, transitano figure e personaggi indimenticabili. Ogni quindici giorni le sei “picciotte” partono e ne arrivano delle nuove. In mezzo a queste presenze carnali, trascorre la giovinezza di Nenè, Ciccio e Jacolino, sotto lo sguardo beffardo e rassegnato del Cavaler Lardera. Frequentando la Pensione, i ragazzi si imbattono in apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende al confine fra la poesia e la realtà».

La storia narra di Nenè e dei suoi amici Jacolino e Ciccio che, prima da adolescenti e poi da giovanotti, trascorrono gli anni che li separano dallo scoppio della seconda guerra mondiale frequentando abitualmente la pensione Eva. Tutto finisce quando su Vigata si abbatte la guerra…
«Seguendo la strada di Gabriel García Márquez – conclude Dipasquale - , apprezzato dall’autore siciliano, che col romanzo Memoria delle mie puttane tristi, uscito nel 2004, rivive ormai in età avanzata l’esperienza giovanile di amori carnali e ne fa una riflessione sulla vita che sta per finire, Camilleri recupera attraverso il senso del piacere anche quello della morte che si incarna nei bombardamenti che fanno da sfondo alla vicenda». Una pièce coinvolgente e divertente allo stesso tempo, intrisa di memoria e sapore nostalgico a cui si aggiunge la vis recitativa unica del maestro Tuccio Musumeci, grande rappresentante del teatro di tradizione italiano.

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