Nei primi due mesi del 1939 quarantacinque omosessuali di Catania e di alcuni paesi della provincia furono arrestati e mandati al confino sull’isola di San Domino, alle Tremiti, a più di 700 km di distanza. Erano uomini tra i 18 e i 54 anni, arrestati con l’accusa di pederastia passiva, un reato contro il buon costume e l’integrità della razza. Furono sottoposti a visite mediche invasive che ne attestassero la colpevolezza e mandati al confino insieme ad una cinquantina di omosessuali provenienti dal resto d’Italia. Il confino sarebbe dovuto durare 5 anni. Gli omosessuali di Catania venivano chiamati in città arrusi, parola che negli anni ‘30 indicava l’uomo che in genere nel rapporto sessuale assumeva il ruolo passivo. Solo i passivi vennero arrestati, mentre chi assumeva il ruolo attivo non subiva alcuna persecuzione perchè veniva considerato masculu (maschio). L’isola degli Arrusi. Omosessuali al confino nell’Italia fascista è ora una mostra fotografica a cura di Luana Rigolli (che ne ha ricavato anche un libro di 144 pagine autoprodotto), allestita fino al 21 maggio a Bologna, nella Manica Lunga di Palazzo d’Accursio. Gli arrusi, catanesi e non, rimasero confinati nell’isola di San Domino fino al 7 giugno 1940, quando vennero rispediti nelle loro città: con l’inizio della guerra le strutture dell’isola sarebbero dovute servire al regime per il confino di oppositori politici, considerati più pericolosi. La pena venne commutata in un biennio di ammonizione, durante il quale la vita degli arrusi non fu comunque facile. Nella sua ricerca, Luana Rigolli ha cercato di ricostruire fotograficamente i luoghi in cui questi arrusi si incontravano a Catania prima degli arresti, e i luoghi di confino sull’isola di San Domino. Ha fotografato le schede biografiche, i documenti riguardati l’arresto, le visite mediche e le suppliche presso l’Archivio Centrale di Stato a Roma. Lo scorso novembre la mostra è stata allestita all’Istituto italiano di cultura a Montreal, in Canada.