Tra carrozze, cavalli, palazzi storici, camerieri in livrea con i candelabri in mano, costumi impreziositi da scollature ricami alla greca in fondo alla gonna, tra sete preziose e affreschi, acconciature e gioielli, pettini, tiare e diademi da appoggiare o fili di perline da intrecciare nei capelli, bracciali indossati a decine, è un vero e proprio viaggio nel tempo. Il salone delle feste è affollatissimo: fanciulle e dame vestite con abiti da sera che variano dall’azzurro al verde acido, al rosa, al tabacco, al nero, acconciature fedelissime alle foto di nobildonne dell’epoca, così come le composizioni floreali, i divanetti di velluto, gli arredi originali, per non parlare della volta affrescata. Gli uomini parlottano di lato, alcuni sono giovanissimi, in frac, altri in divisa da sottufficiali, qualcuno da garibaldino. «Silenzio, azione», dice con il suo accento britannico il regista Tom Shankland. A Catania, sul set della serie Netflix Il Gattopardo, si gira il Ballo della liberazione, una scena che non c’è nel libro di Tomasi di Lampedusa e neanche nel film.
A 60 anni dalla fortunatissima trasposizione cinematografica diretta da Luchino Visconti, premiata a Cannes con la Palma d’oro, torna a rivivere sullo schermo il capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Le riprese si sono spostate a Catania dopo Roma (dove torneranno per il famoso Ballo del Ponteleone, le cui riprese dureranno 7 giorni tra agosto e settembre), Palermo, il cuore di Ortigia (Siracusa), Centuripe e i suoi meravigliosi Calanchi. Ecco Kim Rossi Stuart (il Principe di Salina), Saul Nanni (il giovane e affascinante Tancredi), Benedetta Porcaroli (Concetta innamorata di Tancredi, cugina di Angelica, interpretata da Deva Cassel, figlia di Monica Bellucci).
«Perché non balla nessuno?» chiede Tancredi con una benda sull’occhio al Principe. Pausa. Don Fabrizio osserva la scena, prende da parte il colonnello Bombello e con tono perentorio ordina: «Francesco balla con con Concetta, e trova due gentiluomini per le sue cugine che siano sottufficiali». E il valzer ha inizio. Il principe di Salina fa un cenno alla moglie la principessa Maria Stella di Cobera, e la danza entra nel vivo. L’ingresso al crepuscolo, illuminato con le candele, del principe con la moglie, la figlia Concetta e le due cugine (manca Deva Cassel-Angelica) precede il Ballo della liberazione a palazzo Biscari (palazzo privato di Catania, preziosa testimonianza del barocco con i saloni affrescati ricchi di fascino ed eleganza). Bastano pochi accorgimenti per impreziosire il patrimonio storico e artistico siciliano, capace di ricreare l’ambientazione di fine Ottocento. Il set dell’ambiziosa produzione, per la cui realizzazione sono state coinvolte anche maestranze locali, è blindatissimo, ma i curiosi non demordono e qualcuno riesce a intrufolarsi.
I costumi della serie sono a firma di Carlo Poggioli ed Edoardo Russo. Poggioli racconta: «A convincermi a imbarcarmi in questo progetto è stato il regista Tom Shankland, i costumi di Piero Tosi per il film di Visconti, a partire da quello di Angelica, sono rimasti nell’immaginario collettivo e sono andati quasi tutti perduti. Ma io ho inziato a lavorare giovanissimo con Piero con il quale sono rimasto in contatto fino alla sua morte, a lui ho chiesto sin dalla gioventù tanti ricordi sul quel film che mi ha raccontato attraverso immagini e non solo, dal costume da ballo bianco con la crinolina di Angelica a quello di Tancredi, l’unico rimasto intatto completamente, che abbiamo fatto provare a Saul Nanni e, curiosamente, sembrava cucito addosso a lui. poi ho collaborato a film come L’età dell’innocenza e Cold Mountain. Ma in questo caso abbiamo rifatto tutti gli abiti da capo. Cominciando con la ricerca delle immagini autentiche di nobildonne e nobili dell’epoca, testimonianze sia fotografiche che pittoriche, anche all’aiuto del professor Raffaele Pisano che è un grande esperto di storia e ha una sua collezione. Abbiamo puntato sul lino per il giorno, la seta e il taffetà per la sera».
Le scenografie sono di Dimitri Capuani. Le musiche originali sono di Paolo Buonvino. Le acconciature sono a firma Desiree Corridoni, David di Donatello per Caravaggio, che nel 2006 raggiunge l’apice della sua carriera come Hair & Wig Designer del film di Sofia Coppola Maria Antonietta. Nel cast anche Paolo Calabresi, Francesco Colella, Astrid Meloni e Greta Esposito.
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