Una panoplia bronzea di guerriero, composta da un umbone di scudo e da frammenti di un elmo e forse di una cintura, è stata trovata nello scavo archeologico del sito di Festòs, nell’isola di Creta, condotto dall’équipe di Ilaria Caloi, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, sotto la direzione di Pietro Militello, dell’università di Catania. Lo scavo, iniziato nel 2022, è eseguito in regime di concessione della Scuola Archeologica Italiana di Atene, diretta da Emanuele Papi, e autorizzato da Vassiliki Sythiakaki, responsabile della 13/a Eforia Greca.
In Grecia è rarissimo il ritrovamento di una panoplia di guerriero in un contesto di insediamento, e non di sepoltura in area dedicata. «L’ipotesi più accattivante, che solo la continuazione dello scavo potrà confermare - spiega Caloi - è che l’armatura possa attribuirsi ad un eroe locale, onorato all’interno di un’area di culto o di un cenotafio, in stretta connessione con la fondazione della polis di Festòs tra l’VIII e il VII sec. avanti Cristo».
L’umbone in bronzo ritrovato costituisce la parte centrale dello scudo, che doveva essere in materiale deperibile, verosimilmente cuoio. Dell’elmo la parte meglio conservata sono le due paragnatidi, ossia le parti bronzee che proteggevano ciascuna delle guance, scendendo fino alla mandibola. Sono decorate con elementi circolari, e dotate di forellini per il fissaggio all’elmo. Attualmente sono in fase di restauro.
«La straordinarietà del ritrovamento di Festòs - aggiunge Caloi - consiste nella peculiare deposizione delle armi all’interno di un contesto non funerario: sono state infatti ritrovate all’interno di un ‘pithos’, un enorme contenitore da derrate di quasi 120 centimetri di diametro, e nascoste al di sotto di un coperchio in terracotta, a sua volta ricoperto da un grande frammento di vaso con motivi decorativi a forma di brocchette e spirali correnti. Il pithos che conteneva le armi è stato trovato nell’angolo nord-orientale di un grande ambiente, ancora in corso di scavo, che si apriva ad est con un ingresso dotato di una enorme soglia monolitica lunga 160 centimetri. È probabile che l’area in cui sono stati fatti i ritrovamenti fosse un’area dedicata al culto, ipotesi suggerita anche dalla deposizione rituale delle parti di panoplia e dalla fisionomia dell’ambiente».
Altri oggetti ritrovati nelle immediate vicinanze sono due coltelli in ferro, una serie di vasi per versare di dimensioni diverse, databili tra l’VIII e il VII sec. a.C., e uno scudo di piccole dimensioni in terracotta, dipinto in bianco. Sono oggetti che rimandano al corredo di una tomba di guerriero, ma che, in questo caso, potrebbero rappresentare le offerte votive in un’area santuariale.
Il luogo del ritrovamento si trova sulle pendici sud-occidentali della collina di Kastrì, la stessa su cui nel XIX sec. a.C. fu costruito il Primo Palazzo di Festòs, e subito ad Ovest del cortile occidentale del palazzo. A Creta altri esemplari meglio conservati provengono dalla necropoli di Cnosso, di Mouliana (Siteia) e di Eleutherna, e si datano tra il XII e il VII sec. a.C.
Questa scoperta è un tassello importante per ricostruire la storia di un centro millenario: fondato nel V millennio a.C., Festòs divenne prima un palazzo minoico, alla stregua di Cnosso, poi una polis greca e rimase un centro importante fino al 146 a.C., anno della sua distruzione ad opera della vicina Gortina.
Il sito archeologico di Festòs, ora candidato a sito Unesco patrimonio dell’Umanità insieme ad altri complessi minoici dell’isola, è al centro delle indagini archeologiche dell’Università Ca’ Foscari dagli anni Novanta.
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