Catania

Giovedì 21 Novembre 2024

«I fatti di Bronte del 1860», digitalizzato il maxi processo

Digitalizzato il maxi processo del risorgimento italiano su «I fatti di Bronte del 1860», che coinvolse 360 imputati e oltre 500 testimoni. L’acquisizione fotografica integrale dei 15 volumi, per un totale di 7609 scatti, è stata eseguita dall’associazione «Bronte Insieme onlus», che giovedì ha consegnato all’Archivio di Stato di Catania la versione digitale del fondo cartaceo del «Processo di Bronte». Il presidente della onlus, Nino Liuzzo, soddisfatto per l’obiettivo raggiunto, ha commentato: «Ci auguriamo che questa riproduzione e digitalizzazione del fondo serva a meglio conservarlo, per le future generazioni, e a migliorarne e incrementarne la fruibilità e una maggiore valorizzazione». Il progetto, risalente a 3 anni fa, all’Archivio di Stato etneo ha trovato il favore sia della precedente direttrice, dottoressa Maria Nunzia Villarosa, sia di quella attuale, dottoressa Ivana Vacirca, le quali, per attuarlo, si sono avvalse sempre della collaborazione della dottoressa Laura Cicola, esperta archivista. Durante la spedizione dei Mille, come in altri comuni dell’Isola, a Bronte ci fu una sommossa popolare e 16 «galantuomini», legati alla ducea Nelson, dal 2 al 5 agosto 1860 furono trucidati dai rivoltosi (sotto il cui fuoco, per errore, patì pure uno di loro). Ne scaturì, fra gli altri, un maxi processo - forse il primo dell’Italia appena unita, visti i 360 imputati e gli oltre 500 testimoni - che la Corte di Assise di Catania concluse con 35 condanne (sentenza 12 agosto 1863), di cui 23 ergastoli (lavori forzati a vita). Nell’immediatezza, ma a tumulti cessati e colpevoli fuggiti, va ricordato che proprio nel centro etneo vi era stato un processo sommario della Commissione mista eccezionale di guerra (sentenza 9 agosto 1860). Ne seguì, l’indomani del verdetto, la fucilazione di cinque brontesi davanti al convento San Vito di Bronte, su ordine di Nino Bixio; il quale negò la grazia a Nunzio Ciraldo Frajunco, il pazzo salvatosi dalla scarica del plotone d’esecuzione, e fece giustiziare anche l’avvocato Nicola Lombardo, antiborbonico e noto capo dei liberali. Tornando alla digitalizzazione, fra incontri propedeutici e note restrizioni sanitarie, a novembre del 2022 il presidente Liuzzo ha formalizzato la necessaria richiesta e, l’anno scorso a marzo, l’Archivio di Stato ha concesso alla onlus (che cura il noto sito internet bronteinsieme.it) l’autorizzazione, con i pareri favorevoli del «Comitato tecnico-scientifico per gli archivi» e della «Direzione Generale Archivi» del Ministero della Cultura di Roma. Dopo un anno di acquisizioni fotografiche, eseguite saltuariamente da Francesco Ruggiero, amico-sostenitore dell’associazione, giovedì il lavoro è stato consegnato alla dottoressa Vacirca dalla vice presidente di Bronte Insieme, la giornalista Laura Castiglione. Ricercatori e studiosi, pertanto, adesso all’Archivio potranno consultare più agevolmente «Il processo di Bronte» (ovviamente l’ideale sarebbe metterlo on line), visualizzando su un pc le numerose carte processuali e le varie sentenze dal 1860 al 1878 (ma non sono da escludersi atti successivi), sia della Commissione di guerra di Bronte sia della Corte di Assise e della Corte di Appello di Catania, nonché della Corte di Cassazione di Sicilia con sede a Palermo. La direttrice dell’Archivio di Stato di Catania, Ivana Vacirca, ha concluso: «Siamo grati all’associazione Bronte Insieme per aver portato avanti il progetto di digitalizzazione del fondo “Il processo di Bronte”, una raccolta di documenti di notevole importanza storica e culturale, che in tal modo saranno resi disponibili per maggiore fruibilità e maggiore valorizzazione e conservazione». Nella foto: Laura Castiglione, vice presidente dell’Associazione Bronte, Ivana Vacirca direttrice Archivio di Stato di Catania e Laura Cicola, esperta archivista, durante la consegna del Processo di Bronte digitalizzato

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