
Da Catania a Boston, ma passando per Palermo e Messina. Sissy Castrogiovanni sarà live al Sicilia Jazz Festival, aprendo la rassegna il 22 giugno al Teatro Santa Cecilia (alle 18.30), per poi tornare sul palco il 5 luglio nella città dello Stretto. Dopo avere portato il jazz siciliano sui palchi americani e nelle aule del Berklee College of Music, l’artista sceglie di ripartire dalla sua terra con Blu, il nuovo singolo uscito qualche settimana fa. Un brano che segna il passaggio dal jazz che l’ha resa un punto di riferimento internazionale, al rock, blues e pop delle sue radici. «Non ho mai scelto tra Sicilia e America - dice Sissy -, ho deciso di essere entrambe, nella vita e nella musica».
Quanto ha contato essere siciliana nel suo percorso?
«È stato fondamentale, anche perché fa parte di me a 360 gradi. In America ho costruito la mia carriera sul Sicilian Jazz, unendo la lingua e la cultura siciliana al jazz. È diventata la mia cifra artistica, anche se è proprio un modo di essere che influenza anche la scrittura e la musica».
Vive ancora negli Stati Uniti?
«Ho casa sia a Catania che a Boston. Negli ultimi tempi faccio avanti e indietro spesso, soprattutto per lavorare al mio nuovo progetto italiano. “Tornare” è complicato ma sto provando a stare in entrambi i posti contemporaneamente».
Portava la Sicilia in America, ora porta l’America in Italia?
«Esatto. Con Blu porto la mia parte americana in Italia, ma senza abbandonare le radici siciliane. È un progetto che unisce tutte le mie identità. In America ho assorbito anche la cultura afroamericana: il jazz, certo, ma anche il blues e il rock, che fanno parte dei miei primi ascolti, fin da piccola».
Cosa c’è dentro Blu?
«Blues, rock, jazz, italiano e inglese. Un mix di tutto il mio percorso musicale, senza barriere. Il mio essere metà in Italia e metà in America non significa scegliere, ma integrare tutto. È una condizione particolare, di cui parlo anche in uno dei prossimi singoli, che non è ancora uscito».
Quindi ci sarà un album in arrivo?
«Sì. Dopo Blu usciranno altri due singoli, poi l’album a dicembre. Sarà composto da una decina di tracce».
Il suo album Terra è arrivato vicino ai Grammy. Che emozione è stata?
«Enorme. È stato il primo album cantato interamente in siciliano ad arrivare al ballottaggio nei Grammy, nella categoria jazz. Una grande soddisfazione».
Con Blu però cambia direzione: lascia il jazz?
«Non lo abbandono. Blu è pop rock, ma nei live torna sempre il jazz. Il tour sarà nei jazz club, è parte di me».
Cosa le è mancato di più della Sicilia?
«Tutto. Dalle cose semplici come il mare e il cibo, agli affetti. Credo che vivere lontano dalla propria terra, da sola, è un po’ come fare un patto col diavolo. Ti regala esperienze straordinarie ma ti fa perdere tante cose. Mi è mancato un po’ tutto, anche se non rimpiango nulla. Rifarei tutto, ma la Sicilia manca, sempre».
Perché ha iniziato a scrivere in siciliano?
«È successo per caso in America, quando ho cantato un brano folk. È venuta fuori una parte di me che non conoscevo».
Continua a insegnare a Boston?
«Sì, insegno canto jazz e performance al Berklee, anche a distanza quando sono in Italia».
Quando partirà il tour?
«Il 22 giugno al Teatro Santa Cecilia di Palermo per il Sicilia Jazz Festival. Poi altre date in estate e un tour in inverno dopo l’uscita del disco fra Italia e Stati Uniti».

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia