CATANIA. «A Catania si parla poco di 'voucher' e troppo di 'lavoro nerò, quando si tratta di prestazioni occasionali accessorie. Così, si alimenta un circolo vizoso di illegalità a tutto danno dei lavoratori, per il rischio di incidenti non coperti da assicurazione e retribuzioni inique ma anche perchè vengono scippati di futuro previdenziale e pensionistico». Lo afferma il segretario della Uil di Catania, Fortunato Parisi, sullo «Studio sui voucher» del servizio nazionale Uil Politiche del Lavoro.
Nella provincia etnea, sono stati utilizzati lo scorso anno soprattutto nell'ambito di Turismo, Commercio e Servizi 600 mila 823 voucher - ciascuno del valore nominale e orario di 10 euro lorde, di cui 7.50 euro vanno al lavoratore. In Italia sono stati 114 milioni 921 mila 574, e in Sicilia complessivamente 2 milioni 820 mila 764.
Secondo Fortunato Parisi «se si confronta il dato catanese con gli altri forniti su base provinciale dalla Uil, appare evidente una forbice che conferma il nostro allarme per la diffusione epidemica del lavoro nero in questo territorio».
«Qualcosa non va, infatti, se Catania supera di poco i 600 mila ticket mentre - sottolinea - soltanto per fare qualche esempio su e giù per il Paese, Cuneo raggiunge un milione 642 mila e Sassari un milione 208 mila, Lecce un milione 351 mila e Mantova un milione 256 mila». «Grazie allo Studio sui Voucher, abbiamo un motivo in più per denunciare l'imbarbarimento del mercato del lavoro nella nostra provincia. Nelle prossime ore - annuncia Parisi - consegneremo i dati del Rapporto Uil alla Prefettura nella certezza che costituiranno spunto di riflessione istituzionale in un prossimo Comitato per l'Ordine e la Sicurezza pubblica».
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