L’amministrazione comunale di Catania va in default. Lo certificano le sezioni riunite della Corte dei conti rigettando il ricorso dell’Ente confermando la decisione dei giudici contabili siciliani del 4 maggio scorso di dichiararne il dissesto finanziario. Il buco accertato sarebbe di circa 1,6 miliardi di euro e riguarda bilanci fino al 2017, sui quali la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta. Il sindaco Salvo Pogliese e la sua giunta, insediatisi da pochi mesi, hanno fatto pressing sul governo nazionale per evitare il tracollo finanziario con l’inserimento nel Decreto Milleproroghe di un finanziamento straordinario, ma i tempi della magistratura contabile sono stati più veloci. «Prendiamo atto con amarezza di questo giudizio - afferma Pogliese - che toglie al Comune ogni possibilità di evitare il default. Fin dal nostro insediamento, 4 mesi fa, consapevoli delle enormi difficoltà ricevute in eredità, abbiamo operato con scrupolo e coscienza e un impegno totalizzante, per salvare il Comune e la città da una condizione di fallimento che mette in difficoltà i lavoratori, le imprese e i cittadini che usufruiscono dei servizi. E’ il momento di verità e serietà e che ciascuno si assuma le proprie responsabilità». Ad essere allarmati sono i dipendenti del Comune, che non hanno ricevuto lo stipendio di ottobre, e quelli delle partecipate, che aspettano due mensilità. A rischio anche i servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti e il loro conferimento in discarica, oltre a quelli legati al welfare. La paura attraversa le piccole imprese che hanno fornito servizi e materiale al Comune: i loro crediti diventeranno inesigibili, e le banche, come sottolinea la Confcommercio, chiuderanno loro i fidi, che porterà a chiusura di attività e a numerosi licenziamenti. Sarà il consiglio comunale entro la fine del mese a deliberare il dissesto e la prefettura nominerà i componenti dell’Organismo speciale per la liquidazione (Osl) che, come nelle procedure fallimentari, gestirà la massa passiva. Il sindaco e il consiglio comunale resteranno in carica per l'ordinaria amministrazione. Per sindacati, Coop e associazioni imprenditoriali e di artigiani «si è aperta una delle pagine più buie della storia del Comune di Catania» ed è il momento di «assumere subito decisioni condivise e drastiche per mettere in sicurezza i conti della città». La senatrice del Pd Valeria Sudano sollecita «un intervento del 'Governo del cambiamento' così come «è stato già fatto per Roma Capitale e altri Comuni». Fdi invita «l'ex sindaco Enzo Bianco e chi ha condiviso con lui responsabilità di governo a rispondere alla città». Per il vice presidente del Consiglio comunale, Lanfranco Zappalà (Con Bianco per Catania), «ci sono i modi per evitare il dissesto: si sottoponga al Consiglio il Piano per il riequilibrio pluriennale e lo si approvi entro il 30 novembre, col Milleproroghe». Come si è arrivati alla dichiarazione di dissesto lo ricostruisce il Pg di Roma nella sua richiesta di rigetto del ricorso del Comune, evidenziando «gravi violazioni di norme e principi contabili». La massa debitoria dell’Ente si deve alla «rappresentazione dei debiti da ripianare, risultati sottostimati», oltre a quelli fuori bilancio, «in continua evoluzione esponenziale». Sotto accusa, anche, il «costante e crescente ricorso all’anticipazione di tesoreria, puntualmente inestinta al termine dell’esercizio per importi considerevoli con notevole aggravio della spesa per interessi passivi» e la «bassissima capacità di riscossione delle entrate, specie del recupero dell’evasione tributaria, inesigibili dopo 5 anni».