Un sistema di allerta automatico per le eruzioni è stato testato con successo per 8 anni sull'Etna: dal 2008 al 2016 è stato in grado di rilevare con un'ora di anticipo 57 delle 59 eruzioni. Basato su una rete di sensori acustici, è stato messo a punto da un gruppo dell'Università di Firenze, coordinato da Maurizio Ripepe. I risultati dei test sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Geophysical Research: Solid Earth, dell'Unione Geofisica Americana (Agu).
Gli autori hanno piazzato a circa 6 chilometri dal vulcano attivo più alto d'Europa sensori sonori in grado di mandare segnali di allerta con messaggi ed e-mail. Usando questo sistema, il Governo italiano ha messo a punto nel 2015 un piano di allerta pronto a scattare un'ora prima di un'eventuale eruzione. I vulcani, spiegano gli esperti, prima di un'eruzione generano onde sonore a bassa frequenza che non possono essere udite dall'orecchio umano. Questi infrasuoni possono viaggiare migliaia di chilometri nel vulcano, e sono più strettamente legati a un'eruzione di quanto non lo siano le onde sismiche,
"La maggior parte dei circa 1.500 vulcani attivi al mondo - ha detto Ripepe - non è monitorata in tempo reale. Lo studio delle onde sismiche legate ai movimenti del magma spesso non basta, dev'essere accompagnato da un'allerta automatica in grado di velocizzare le procedure e ridurre il rischio", ha aggiunto. Dopo i primi positivi test sull'Etna i sensori saranno sperimentati anche su altri vulcani, che potrebbero mostrare dinamiche e tempi di risposta diversi. "L'obiettivo - ha concluso Ripepe - è creare una rete di monitoraggio globale"
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