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Catania, chiusa vertenza Pfizer fra esodi e trasferimenti: ora la riorganizzazione

Lo stabilimento Pfizer di Catania

Si è conclusa la procedura di licenziamento collettivo avviata da Pfizer lo scorso 7 febbraio per lo stabilimento di Catania ed oggetto di una delicata vertenza tra la multinazionale e le sigle sindacali. La riduzione del personale di 130 unità, inizialmente prevista, dopo l’accordo tra le parti del 28 aprile si è trasformata in una adesione volontaria all’uscita, economicamente incentivata, che ha coinvolto 97 lavoratori, mentre 10 dipendenti hanno accettato la proposta di trasferimento nella fabbrica di Ascoli Piceno. Gli altri dipendenti sono stati recuperati grazie ad una variazione del mercato del prodotto Tygacil che ha determinato un incremento della commessa triennale.

Alla luce degli esodi, ha avuto inizio anche una parziale riorganizzazione interna che deve essere completata, soprattutto per quanto riguarda la struttura gerarchica aziendale. Rispetto ai fondi inizialmente stanziati per gli investimenti nel 2022 (7,5 milioni di euro), Pfizer ha comunicato di avere speso circa 2,5 milioni di euro in più.

«La vertenza Pfizer ha caratterizzato quasi tutto il 2022 ed è stata parecchio impegnativa dal punto di vista sindacale e umano - dicono i segretari provinciali i segretari provinciali Jerry Magno di Filctem Cgil, Giuseppe Coco di Femca Cisl, Alfio Avellino di Uiltec e Carmelo Giuffrida di Ugl Chimici, insieme alla Rsu. - È stato evitato il peggio attraverso una soluzione che, sicuramente, non ha risolto la problematica della perdita di oltre 100 posti di lavoro su Catania, ma quantomeno ha evitato il licenziamento di numerosi giovani con la concessione dell’incentivo al licenziamento volontario che ha impattato principalmente su lavoratori prossimi alla pensione. Abbiamo accolto positivamente l’incremento delle risorse investite, ma ci aspettiamo di più per il 2023».

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