«Sono bambini bellissimi, per loro inizia adesso un nuovo periodo, delicato, faticoso perché non parlano né italiano, né inglese, bisognerà trovare il linguaggio del cuore per capirsi...»: sono le parole di suor Rosanna, la responsabile dell'Istituto Pio IX sorelle della Carità, nel quale sono stati accolti i bambini ucraini orfani giunti con un volo all’aeroporto di Trapani Birgi provenienti dalla Polonia: degli 84 profughi tra bambini e accompagnatori 34 hanno trovato accoglienza a Catania. Sedici sono stati ospitati dall’Istituto, che ha fornito esclusivamente la casa, mentre tutti i servizi verranno gestiti dalle associazioni.
«Sono molto piccoli, la più piccola ha appena due anni - ha aggiunto suor Teresa - ed è l’unica che all'arrivo con la manina mi ha salutato, perché negli altri c'erano sguardi di chiusura, di sofferenza, di resistenza ed è normale. Hanno mangiato pochissimo perché erano stanchissimi».
La casa di accoglienza di Catania è in fermento, il lavoro fatto di collaborazione non è finito, ma solo appena iniziato: «Assieme alla comunità Papa Giovanni - racconta Marco Barbarossa, presidente di Spazio 47 legato alla comunità Ebbene - abbiamo aperto questo corridoio umanitario ed ha portato a Catania questi 34 bambini. Senza collaborazione non si fa nulla. Il percorso è impervio, perché sono minori non accompagnati se non dai tutori che in Italia non sono riconosciuti; stiamo procedendo con le pratiche in questura per avere i documenti di identità, i permessi di soggiorno, dopodiché valuteremo insieme al tribunale, alla magistratura la procedura adatta».
Un sorriso e poche parole quelle dette ai bambini per raccontare l’Italia, da parte della direttrice di uno degli orfanotrofi adesso a Catania: «In Sicilia c'è il mare, c'è il caldo, c'è la spiaggia. Gli italiani, i siciliani sono molto generosi», ha detto, rivelando che lo sguardo dei bambini è spesso rivolto preoccupato al cielo: «Hanno tutti paura degli aerei perché ricordano loro la guerra».
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