«Ormai è evidente che ci sia stata una mancata programmazione e che siano state carenti le verifiche sui programmi infrastrutturali, annunciati e mai realizzati. Il danno al sistema produttivo di Catania e della Sicilia orientale è grave, sia per l’impatto immediato, e non solo sul campo turistico nel pieno della stagione, sia per quello reputazionale, che rischia di perdurare nel tempo. È passata una settimana e ancora non è chiaro quando ritorneremo alla cosiddetta normalità». Lo afferma in una nota il ministro del Made in Italy Adolfo Urso sulla situazione nell’aeroporto di Catania.
«Né sappiamo cosa si intenda fare per recuperare i ritardi nel programmare lo sviluppo di un aeroporto ormai sovraccarico. Comprendo le proteste della associazioni di impresa e dei sindacati e anche il grande senso di responsabilità e di servizio del nuovo sindaco Enrico Trantino. In una città che potrebbe diventare un polo di sviluppo nazionale ed europeo, questa situazione non è tollerabile», aggiunge il ministro, in merito alle sollecitazioni pervenute dalle associazioni di imprese e dei sindacati sulle gravi conseguenze per il sistema produttivo dell’Isola, di cui «ho già interessato il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Galeazzo Bignami, con delega al trasporto aereo, «con cui mi sono sentito sin dalle prime ore dopo l’incidente. In tal senso solleciterò precise spiegazioni a Sac ed Enac, per quanto di loro competenza».
La parziale chiusura dell’aeroporto etneo di Fontanarossa ha provocato, tra le altre cose, danni enormi per l’economia catanese e siciliana, sottolinea Salvo Politino, presidente Assoesercenti Sicilia. «Si stima una perdita di circa 40 milioni di euro al giorno. A essere coinvolti non saranno solo i turisti, ma soprattutto l’indotto con le imprese del trasporto, ncc, bus, taxi, la filiera turistica in generale, con particolare riferimento a hotel, b&b, bar, ristoranti, agenzie di viaggio. Il danno riguarda non solo gli arrivi ma anche le partenze. Catania, nel centro storico e non solo, sembra avvolta da una certa desertificazione per il mancato arrivo dei turisti, fatto questo che ha totalmente stravolto le aspettative economiche degli operatori della filiera turistica».
«Sorge spontaneo il quesito: chi pagherà per i mancati introiti agli operatori economici? - continua - Può un aeroporto internazionale come quello di Catania entrare in crisi per un incendio circoscritto? Gli investimenti sulla sicurezza, sotto il profilo professionale, sono all’altezza delle esigenze di una infrastruttura strategica? Come mai la governance della Sac che gestisce anche l’aeroporto di Comiso non ha subito dirottato i voli proprio sullo scalo del Ragusano evitando disagi? Forse farebbe bene la governance della Sac - conclude Politino - a destinare gli utili di gestione come risarcimento per gli operatori danneggiati. Aspettiamo una risposta».
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